CURTIS GRIMES (Lonely River)
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  Recensione del  03/02/2010
    

Dal North Texas i sogni country di un giovane ventitreenne di belle speranze, suono solido, violini e chitarre (sua grande passione), storie di vita e amori genuini soprattutto perché lontane anni luce dall’opaco scenario metropolitano saturo di comunicazioni attraverso mail e cellulari, ma che in fondo non ha assolutamente niente da dire.
A San Marcos si è laureato tra le prime esibizioni prettamente acustiche finquando non ha incontrato il violinista Jerry Reynolds e il mondo dorato del countryman Kenny Chesney, che sarà pure un grande bluff musicale, ma ha permesso a Curtis Grimes di affiatarsi col pubblico, seppur quello ciarliero delle crociere, molto influenzabile soprattutto per i ritmi caraibici dell’ultimo periodo di Chesney. Ma per fortuna tornato sulla terra ferma, ha iniziato a frequentare la gente che conta davvero in Texas, da Cory Morrow ad Aaron Watson -tanto per citarne alcuni-, ha formato una band e ha preso di mira i tanti locali di Austin: Lonely River è puro texan' rock, pieno di melodia ma grintoso, roots e country di ottima fattura.
La title-track, ed apripista, è allora una splendida presentazione anche per la lead guitar di Nick Gardner, ma il ragazzo sorprende per il suo approccio stradaiolo ed anche se si consumano invidie e gelosie, amorini e passioncelle, scoperte e delusioni, con le deliziose Still Need You Tonight, Follow Your Heart e A Girl Like You, mostra il passaggio verso una maturità compositiva tratteggiata da armonie fresche e chitarristiche davvero invidiabili per il modo diretto, non certo scolastico e didascalico, ma propositivo, con cui cerca il felice connubio tra roots e country, davvero allettante in Whirlwind, At Least You Know o quando si appoggia ai violini di It's Me.
Curtis Grimes è un songwriter molto propositivo, sa rinonoscere e non negare i dogmi del country ma riesce ad affiancargli un dinamico rock&roots che lascia il segno. Nessun cedimento, nessun principio di mainstream anche quando affonda nel country della ballata, ce ne fossero di Never Give Up in giro, ma resta un predominio di spinte centrifughe e scompaginamenti che lo splendido fraseggio della robusta My Best ti riversa addosso specialmente nel finale, nei meravigliosi cambi di ritmo dei quattro minuti della malinconica How 'Bout Tonight, all’alcolica conclusione di Whiskey Drunk. Se cercate il modo più veloce per evadere da un ergastolo che non si sa per quale motivo vi è stato comminato, ascoltatevi Curtis Grimes (boccata d'aria texana, anche se solo per 45 minuti!!).