WRINKLE NECK MULES (Let the Lead Fly)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  03/02/2010
    

Quarto disco per la band di Richmond, i Wrinkle Neck Mules miscelano ancora a dovere americana, alternative roots -più rustico che ruvido, spiccano allora il fedele banjo, il mandolino e la pedal steel con un violino sbarazzino che ci accoglie nella splendida Let The Lead Fly, la title-track. Come al loro solito la band si sofferma a raccontare storie di persone che vivono ai margini della società ma senza sprofondare nella disperazione.
Don’t just stand there raise, your guns and let lead fly”, un occhio al sociale dalla parte degli operai, dei disoccupati e degli emarginati, lì si accosta la voce di Andy Stepanian che si fa cantore, generoso, partecipe, civile e ostinato di un country pimpante che i Wrinkle Neck Mules smussano nell’elettro-acustico lungo tredici brani: con la dolcezza agreste della tenera Fortune Fades incomincia il passaggio nel mondo dei Wrinkle Neck Mules, ci si sofferma sulla precarietà del quotidiano e Let The Lead Fly ha premura di raccontare storie individuali inserite in un contesto sociale ed economico collettivo, sulla storia recente proiettano vicende e drammi di esistenze di chi vive ai margini, suo malgrado.
E il suono diventa ancora più corale, melodie fluide dall’adorabile sapore rock in Medicine Bow che si scontra con il country tipico degli anni 40’ e ’50 di una ballatona selvatica come la splendida Dopamine Dream, altri 4 minuti densi di chitarre, al banjo notturno di The Waters all Run Dry e One Hand in the Furnace.
La fiamma è sempre viva e il sapore dei loro dischi migliora con il tempo e ne deriva responsabilità e una acquisizione di una maturità sentimentale ed emotiva spalmata nella leggiadria di Pleasure is the Absence of Pain, alla tappa desertica della strumentale Silver King.
Lì si resta con la raffinata strumentazione di Cracks and Seams, affidandosi al sarcasmo alla texana per Catfish and Color TVs con alcune sferzate elettriche assestate al momento giusto, l’affascinante Pull Me From the Wreckage, chiudendo con la finta aria tranquilla di periferia che invece arde di passione come in Howard Johnson e Before the Rise and Fall.
I Wrinkle Neck Mules anche quando colpiscono allo stomaco con le loro storie, continuano a mirare al cuore dell’ascoltatore.