Il rock-blues e i virtuosismi alla chitarra dell’ottimo live sono solo una parentesi nella versalità di suoni del mondo di
Davin James, colmo di traditional country, cajun e folk-roots, fin troppo evidenti nel nuovo lavoro,
Old Soul, un disco che ha qualcosa di sonnacchioso ed intrigante, ma lontano dal rappresentare un qualcosa che possa stancare perchè prolunga le storie dei dischi precedenti, dal suo debutto del 1995
Making My Mark, passando per
Nowhere del 1999 fino a
Magnolia del 2001, simbolo cardine del cantautore di Jackson, MS, e del suo dividersi tra la Lousiana e l’Arkansas, un lento peregrinare prima dell’immersione nel profondo South Texas, dove ha scoperto il country e il calore del popolo del Lone Star State, che lo ha accolto a bracce aperte.
"
I'm playing and singing better than ever. I'm really enjoying working these days. My music has taken me all over the world. I think I'm starting to find myself as a writer. I feel very blessed to be able to share the gift of music", candida saggezza -comprensibile e condivisibile, che risuona nello splendido country-roots di
Home Wishing I'd Gone Fishing, e vien voglia davvero di seguirlo nel suo quadretto di periferia, anche solo mentalmente, per allontanarsi (o meglio abbandonare) quel mondo che crediamo familiare – quartiere, casa, cornice culturale, ma anche noi stessi, mente e/o corpo- ma in realtà solo un paese straniero, una soglia spalancata sull’ignoto, di noi e degli altri.
Fisa, violini, mandolino, strumentazione ricca, elettro-acustica e tanto tanto country, a dosaggi diversi e non proprio tutti digeribili, dal classico camuffato dallo swing pianistico in
90 Degrees In The Shade, roccato e mischiato al pop nella leggera
Sunday Drive, molto agreste e innaffiato dall’alcohol nella piacevolissima
She Might Get Drunk and Change Her Mind.
Old Soul strappa assensi all’inizio, ma con
Caribbean Blue e
My Cowboying Is Over rischia un ingorgo di stimoli musicali e qualche accento sbagliato sul mito del country e dei cowboy non aiuta molto a rischiarare ombre minacciose, ma c’è sempre il Texas che arriva a soccorrere e a rendere limpido il cielo con una serie di riflessioni, che al di fuori da ogni dolente nostalgia, trascolorano in una poetica di immagini fra passato e presente.
West Texas è a dir poco splendida, fisa e mandolini per una ballata tutta cuore, come il country, folk&roots che avvolge la deliziosa title-track e nel notturno, denso viaggio fino in Messico con le suggestive melodie di
Hallowed Ground e
Red Lights and Trains.
Old Soul non poteva chiudersi che con una manciata di sano country spassoso e ironico, da
Take Care Of My Tomatoes a
Rat Killin' Time che si fondano su un giullaresco gioco di entrata e uscita dalla realtà, di elusione e spiazzamento, con una ballatona d’amore come
Date Night nel mezzo. Lo preferisco in versione live, ma il
Davin James di
Old Soul seppur con qualche discontinuità e strizzata d’occhio al country tradizionale, offre un bilancio più che positivo.