‘
I don’t want to die in Nashville’ canta nella splendida
Nashville il cantautore del Nebraska
Brad Colerick, una delle più belle canzoni scritte intorno a questa città, molto personale, dove speranza e paura vanno a braccetto con la sua voglia di riprendere a far musica, e
When I’m Gone è ancora una volta un sincero mix di country, folk e pop ballads. C’è molto il senso del sociale nelle sue liriche da quando si è trasferito a Los Angeles dove la continua ‘lotta’ con la dispersività e il caotico che la città degli angeli rappresenta, quell’amore/odio lo descrive molto bene nella spumeggiante melodia di
Crazy for Hollywood, mandolino piano e la dolcezza della melodia sono realmente una delle più interessanti brezze musicali che la collina del ‘sistema Hollywoodiano’ abbia mai ascoltato, un antidoto efficace alla più radicale paralisi musicale che la attanaglia da decenni.
Dieci le canzoni originali, con una cover di Joe Crookston -artista con cui ha condiviso parecchi folk festival-, la ballata elettro-acustica resta il suo pezzo forte, mista pop in
Will You Be There e nella conclusiva
Anybody's Angel, più vivace e profonda con
This Time Around ma sempre il mezzo con cui
Brad Colerick riesce ad allargare la coscienza sociale collettiva, quella a cui nella toccante ballata di
Leave It All Behind, quasi implora, chiedendo al prossimo di lasciare il mondo un po’ meglio di quello che ci ritroviamo a vivere quotidianamente, e come una cassa di risonanza fa luce sulla facilità attuale della cultura americana a lasciarsi scavalcare dai problemi, traducendo in musica il sentimento vivo che invece appartiene ad una società multiculturale.
Ecco la triste storia d’amore di
Anisia Valentina, una coppia e l’adozione di una ragazzina dalla Russia, alla fisa il compito di raccoglierne a se le emozioni, lasciando sgorgare le lacrime a fiotti solo con
Paper in Heaven (“
Daddy, is there paper in Heaven, so you can write your songs?”). Accerchiato da una serie di musicisti della West Coast, dove ha vissuto dal 1986, in
What’s in Front of Me prende di petto la sanità e la mancanza di assistenza per tutti coloro che non possono permettersela (Obama ci mettera una pezza?) col bluegrass, col gran lavoro al banjo di Herb Pederson e quel Duane Jarvis, morto recentemente di cancro al colon, che illuminano il finale di
When I’m Gone, dai violini della title-track, alla vorticosa bellezza di
Red Rooster In The Mash Pile. Come gli altri album di
Brad Colerick,
When I’m Gone è un disco di piacevoli ballate sui pieni e sui vuoti della vita.