Impietoso il muro sonoro che vi riversa addosso l’hard-bluesman
Wes Jeans, tre i dischi in cascina, così densi che si portano in spalla l’un l’altro, si penetrano, si dispiegano come lunghi lamenti blues rivestiti da una patina nera, cupa, e anche questo secondo live, registrato a Linden,
Live at Music City Texas ha tutte le intenzioni di attivare le facoltà critiche dell’ascoltatore spesso degradato a consumatore di dischi precotti.
Lo show è subito rovente,
Forest of the Pines è rocciosa come la voce incazzata di Jeans che porta con se sul palco un paio di interessanti special guests come i chitarristi Lance Lopez e Jason Helms che si impossessano rapidamente della scena e la temperatura si alza in fretta, coriacea anche
Move On e il blues si inzuppa con lucidità in un magma di suggestioni a cui risulta sorprendetemente facile dare una forma.
Live at Music City Texas è un disco ricco e disciplinato, segue un suo ordine e la meravigliosa
Dallas rende chiaro che Wes Jeans ha talento da vendere e lo rende un musicista interessante.
Tira il fiato e lascia spazio al classico blues con
Locked Outa Love e di rimpallo tra amore e famiglia, il trip chitarristico percorre le cicatrici degli States in sella alla ‘morbida’ jam di
Five Long Years portandosi dietro l’
El Paso Sugar e i suoi ricordi adolescenziali, un brano splendido con un solo finale da brividi. Vibrante è dir poco di
Nasty Dogs And Funky Kings e specialmente di
Devil In Me, la terra sembra tremare, ciò che è statico entra in fibrillazione, le cose solide si sfaldano sotto questa grandinata di note e si trasformano in macerie, ma l’aria non cambia anche dalla parte di un rock sempre solido e chitarristico come
Somebody e con gli otto minuti dell’incantevole strumentale di
Boomerang.
Dopo tante chitarre e sudore, sono tutti assetati, e
Wes Jeans lo canta nell’intro di
Champagne And Reefer, altri 11 minuti di sano e corposo blues, lasciando quella leggera sensazione di poter davvero fare ciò che vuole con la chitarra, contro ogni logica apparente.