BART CROW BAND (Heartworn Tragedy)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  02/01/2010
    

Il processo di trasformazione al pop-rock commerciale aggiunge un ulteriore passo in avanti con questo terzo lavoro, Heartworn Tragedy, un disco che offre molto meno di quanto promette e conferma cose già note nel precedente Desperate Hearts (mainstream radiofonico e ricerca di suoni alternativi) e cosa più negativa, non interpretano e né rielaborano il genuino, ingenuo e rozzo tocco texano del debutto di Finally, del lontano –anzi, lontanissimo- 2005.
Heartworn Tragedy ha dalla sua un suono più solido, suscita maggiori riflessioni o voglia di indagare più a fondo, un po’ per il tema della guerra, della vita dei soldati e delle loro famiglie, un po’ per il personale vissuto dal leader Bart Crow con la guerra combattuta dalla madre contro la depressione e l’alcol, poi l’assenza di sparate sul vittimismo del reduce e le poche chiacchiere sul sistema crudele che non si preoccupa dei propri figli -non so fino a che punto volute, ‘salvano’ la produzione dell’esperto Dexter Green.
Si impegna fin dalla title-track a dare un’impronta più rock, ma la giovane band ha scelto il commerciale dove ha deciso di costruire futuro e vendite (Saying Goodbye è studiata a tavolino), Traded It All For Love abbaia ma subito china la testa, languida come il cane che allunga il muso sul ginocchio del fido padrone, e solo i diavoli di Run With the Devil permettono alla slide di togliersi di dosso la polvere di un lustro, uno straccio di country leggero tra l’orchestra e tastiere si coglie e si apprezza, ma non tutto è anonimo è il disco non sprofonda immediatamente a sentire Should've Stayed Away e le ballate di Rock 'N Roll Dreamer e Surrender, credo siano le più convincenti di Heartworn Tragedy dove i messaggi di speranza, rabbia, perdono e amore non naufragano nel banale.
Tra Broken e Satisfied Heart dolciastre e malinconiche, profuse a diffondere un romanticismo che sembra essere un’enorme esperienza patologica di una mente capace poi di scrivere quel poppettino-funk di Shadow Dancer, alla fine viene da pensare che la Bart Crow Band non sa più che pesci pigliare, e anche il più irriducibile dei loro fan non potrà che prendere atto della scarsissima qualità degli ultimi dischi!