WILL HOGE (The Wreckage)
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  Recensione del  02/01/2010
    

Se l’è propria vista brutta Will Hoge ma ad un anno dall’incidente in moto che poteva costargli la vita (ossa rotta e ferite da 100 e passa punti!), arriva nei negozi il suo nuovo cd The Wreckage, a distanza di tre anni dall’ultimo Draw the Curtains. Il disco non ne risente minimamente nelle liriche, lontane da una celebrazione della vita, dove ogni frase è lasciata ad ogni libera interpretazione, sontuoso ed impeccabile quando si tratta di lascia andare le chitarre ma non riesce sempre a trovare un equilibrio efficace tra la parte rock e il più meccanico e meno ispirato uso della pop ballad.
Certo i dieci mesi trascorsi senza musica per uno che non si è mai fermato per 18 anni, hanno lasciato senz’altro uno trascico e non certo per il suo pubblico a sentire lo stesso Hoge :“People would say, ‘I bet you’re ready to get back to playing and writing.’ I’m thinking, ‘Playing or singing is not the issue right now. I’m ready to get back to walking.” Così dopo altri 8 mesi tra fisioterapia e ospedali è ritornato in studio cercando di riscoprire la gioia di comporre musica e a sentire la piacevolezza dell’apripista Hard To Love, ritroviamo tutto quello che avevamo lasciato nei suoi dischi precedenti, rock solido, tanta grinta, voce suadente e anche i fantasmi alcolici dei primi dischi -a cui si resta affezionati- non mancano e rendono il lato rock di The Wreckage molto gradevole anche se non da alla testa.
Una formula ancora una volta quindi sincera e onesta, rock fluidi e chitarristici come Long Gone che arriva dalle sue passate esibizioni live, all’hit radiofonico della splendide Favorite waste of time e Just like me, alle spirituale Even If It Breaks Your Heart e soprattutto le strade del Tennessee di Highway wings, meno quando lascia entrare il pop sia nella title track immersa nella lap steel e nel piano, sia nella celebrazione della coppia di Where We Do Go From Down che sprofonda nella disperazione laccata di What Could I Do fino alla poco originale Goodnight/Goodbye.
Ma quando si ascolta un brano incantevole come la conclusiva Too Late Too Soon, vien da aggiungere che seppur doveroso –parlando di Will Hoge – il non tacere su ciò che non convince, mettere in rilievo le (piccole) debolezze, non per questo The Wreckage è da considerarsi con sufficienza!