RADNEY FOSTER (Revival)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  02/12/2009
    

Primo disco con la sua casa discografica, Devil’s River, primo disco di rock ma Revival è anche il ritratto più intimo e personale del songwriter texano tra la felicità e la tragedia, dall’amore per il padre scomparso, molto intenso, sincero e carnale, alla gioia del ritorno di un figlio che dopo aver maturato la propria soggettività, la propria indipendenza, il desiderio di sfida e la voglia di vivere da solo in un paese lontano come la Francia, dopo 13 lunghi anni torna a casa.
Sceglie il rock ma è anche un disco spirituale, a tratti gospel e R&B con il redivivo Jon Randall ai cori, canzoni sulla speranza, amore, morte che coinvolgono maggiormente la sua seconda famiglia, i The Confession a cui si deve lo scoppiettante avvio con la brillante A Little Revival, (in doppia versione, rock tutto riff e violini country nel finale, entrambe davvero piacevoli), un brano che fa da apripista e lascia intendere immediatamente la direzione di Revival, chitarre vibranti e belle melodie, con Forgiveness e Second Chances si spinge più in là, chiama in causa i massimi dell’etica e del pensiero filosofico e religioso, tra il bene e il male una slide che sa di country, di quello a grana grossa, nella spigliata e cashiana Until It's Gone al dolore della splendida I Know You Can Hear Me, scritta un mese dopo la morte del padre, uno dei giorni più difficili di Radney Foster ma a sentire la canzone anche uno dei più felici musicalmente, una conversazione tra un padre e il giovane figlio che una volta cresciuto si ritrova ad affrontarlo dopo la morte.
Ballate intense come I Made Peace With God e la meravigliosa Angel Flight scritta in compagnia di Darden Smith su cui è basato il documentario Behind The Confessions, scaracabile dal suo sito, voluto dallo stesso Foster dopo alcune conversazioni avute coi piloti della Texas National Guard chiamati dagli organi federali a riportare a casa quello che resta dei reduci dei campi di battaglia, da quel bagno di fango e sangue che è la guerra, un bagno che per i loro familiari invece è denso di colori e speranza.
La guerra resta un’idea, una follia, al contrario dell’amore, materia in continuo movimento, che genera vita quella che si festeggia nel mezzo di Revival, Radney ci infila il clima tipico da sabato sera, fatto per ballare e senza prendersi troppo sul serio “Let’s you and me go get in trouble tonight” R&B irresistibile, che continua tra gli applausi dei coristi con la gospel song di Shed a Little Light, siparietti sfarzosi dove lo spasso è assicurato anche attraverso modi dal sapore rétro che hanno poco a che vedere con la veloce e sboccata contemporaneità quotidiana.
Torna a far gracchiare le chitarre nel finale con un’altra perla, Life Is Hard (Love Is Easy), canzone scritta 3 anni fa in una mattina mentre l’aereo lo accompagnava da Los Angeles a Dallas, chiudendo con If You Want To Be Loved e la ballata Suitcase. Revival possiede tutta la saggezza di un'uomo che li ha sentiti sulla propria pelle, 50 anni di contraddizioni e desideri, mettendo in gioco se stesso con ciò che riesce a far meglio, dell'ottima musica.