CASEY THOMPSON BAND (Feel At Home)
Discografia border=Pelle

     

  

  Recensione del  02/12/2009


    

‘Aprite le finestre alla Texas Music’, è questo il succo del messagio contenuto in Feel at Home: road-trip songs colme di respiri e amore per il vicino Messico, lap steel e alt.country ballads, immagini che solleticano leggerezze primaverili, brezze e luce che ritorneranno ad attraversare le vostre stanze infreddolite da giornate invernali cupe e piovose. Casey Thompson è nato a Texarkana, è un figlio del west e per questo sempre in movimento, cresciuto tra Fort Worth e Dallas in una piccola cittadina chiamata Grapevine, agli anni del college in quel di Lubbock, e solo per futili motivi: "...because they had a cartoon character for a mascot, and I thought that was pretty cool".
Le influenze musicali di queste diverse regioni del Texas le si ritrovano nel suo interessante disco d’esordio del 2006, Down the Road, che aveva stupito non solo un pubblico dal palato un po’ grossolano ma anche la stampa, seppur in modo leggermente più tiepido, ma la genuinità della Casey Thompson Band stavolta si unisce all’esperienza del legendario Lloyd Maines alla steel guitar, alla chitarra e voce di Ray Benson degli Asleep at the Wheel e con lo stesso carisma e pathos del grande Max Stalling. Feel at Home parte in quarta con l’incantevole viaggio border di Who Needs Mexico, contro quella visione estetizzante da Mariachi, cartolinesca e funzionale qui c'è solo tequila e il calore di una terra impertubabile alle epoche e alle mode, un po’ come il Texas, dove si continua a cantare il sole, le praterie, la malinconia e anche la gioia, ci mancherebbe altro.
Si spinge pian piano verso casa con le sue ballatone baciate dal country malinconico, tutta slide e ricordi quella di Tennessee Memories e Blue Tuesday, alla (sua) donna che attraversa febbrilmente con il tocco più rootsy She Makes Me Smile, all’elettrico della splendida My Wife Is the Only One that Knows (Mary's Song), omaggio ad un amore sincero, cementato dalla consuetudine e dai lunghi anni di vita in comune. Con la title-track i discorsi diventano sempre più espliciti e le immagini del paesaggio rurale di provincia non si fermano, anzi la gioia della lap steel è come una liberazione da una melanconia che non esclude una certa vivacità nella rappresentazione di un modo di vivere lontano anni luce dal qualunquismo metropolitano.
Ballate elettro-acustiche immerse nel whiskey e cheap motel, verso una progressiva perdita di sé, una deriva senza fine seguendo l’onda del tempo (del destino) che non è più quello che misura il lavoro ma quello che scandisce la libertà dell'essere, e senza rassegnazione e apatia i riff di Whiskey On the Floorboard (Judgement Day), di Sunday Morning e di Last Call faranno breccia nel cuore. Finale all’altezza di Feel at Home, col ritmo festaiolo di Hemingway alla cashiana (nel vero senso della parola) e acustica That's the Reason, non lasciano sedimentare le emozioni e senza ragionarci più di tanto si può concludere con un Sì, questa è pura Texas Music!