WAYWARD SONS (On The Wayward Path Live!)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  02/12/2009
    

Il futuro non prospetta nessuna via d’uscita a sentire questa gagliarda band texana dei The Wayward Sons (da Channelview?) le loro canzoni rappresentano visioni e immagini di una vita estremamente semplice, un tema non proprio nuovissimo, ma questi ragazzi riversano con convincente pathos nei brani di questo disco live (alle spalle un Ep e un cd autoprodotto) tutta la carica del rock texano misto all’americana che giustifica tutto il loro amore per la terra materna e per quei personaggi che stanno lì fuori, tra campi coltivati e alberi, riversando nelle ballate quel senso d’inerzia, quell’indolenza delle ore più calde, quell’immobilità nelle giornate di pioggia che un’avida società americana si sogna…
E On The Wayward Path Live! ci va giù duro tra senzatetto a dir poco disperati, battone, assassini, scansafatiche e poveri illusi che come compagnia hanno solo i propri fantasmi. Huke Green –voce, chitarra e armonica- e Nathan Taylor alla lead guitar prendono possesso del palco con il rock solido misto a filosofia di uomini, cavalli e Pistola, con le chitarre distorte che affondano nella malinconia di Broken Wings e Backroads che rappresentano anche i limiti imposti dalle cittadine di provincia che nascondano dietro la pratica religiosa e della famiglia, una natura ribelle ed appassionata che Let Everybody Know mette in piazza.
Altre slow-rootsy ballad allettanti sono la ‘simpatica’ Gaslight, Blue Blue Eyes che si accendono ad intermittenza come le luci della deliziosa Midnight Song, sempre accompagnate dalla voce pastosa, rauca satura di whiskey di Green che si apprezza nell’intro acustico di tre perle come Praying For Rain, Between The Backwoods And The Backroads e Ghost dove poesia, passione e il calore intenso che sprigionano le corde di Taylor prendono il largo mentre i The Wayward Sons costruiscono quadri, bozzetti, storie, che virano verso una conclusione non proprio tragica ma dove c’è poco da stare allegri.
Più ruspante del solito è Don't Ask Me Why, sarà l’amore che non si sa come mai arriva prima o poi a rincoglionirti chiudendo in gran splolvero con la trascinante schitarrata di Backwoods dove raccontare l'assenza di vie di fuga dalla decadenza morale, dalla sensazione di avere gli scarafaggi dentro non è mai stato così dannatamente intrigante, come il suono di questa band: The Wayward Sons. Annotatevi questo nome da qualche parte!