SCOTT COPELAND (Mood Swings)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  02/12/2009
    

Quinto disco per Scott Copeland e la sua band dei Sidetracks, da Fort Worth un songwriter di cui si conosce troppo poco ma con un paio di dischi davvero interessanti in cascina, il migliore è senza dubbio Dig Your Deal più roots rispetto a With Friends Like These e alle sessioni alcoliche e malinconiche di Cool Sessions, uno di quei cantautori che hanno imparato bene la lezione di sociologia urbana americana tipica del suono red dirt della vicina oklahoma: rock/bluesy e cuori affamati impreziosito dal classico sfogo bucolico del Lone Star State, quel roots/country che colma le insufficienze del classico modello di folksinger che Scott Copeland tiene a galla nelle sue ballate. Formatisi nel 2004 un terzetto di validi musicisti senza fissa dimora (John Zaskoda alla chitarra, Andy Pate al basso e Brandon Wallace alla batteria) hanno trovato chi sapeva scrivere di musica e raccontare la vita con una particolare attenzione per i dettagli, alla fenomelogia del quotidiano, ai piccoli rituali che si consumano in ogni contesto familiare.
Si va dal drammatico al comico ma non manca lo sguardo critico e ironico sulla sua patria sebbene Scott sia uno di quelli che al pianto preferisce il riso, e a questo proposito lo spassoso quarto d’ora della live track di The Armadillo Song la dice tutta, ma non c’è nessuna sorta di disequilibrio in quest’ultimo Mood Swings e sebbene di storia parlata si tratti, la godibilità del disco resta salda fino alla fine. Anzi, soprattutto nel finale.
Un disco capace di folgoranti e improvvise scariche elettriche, l’iniziale e preziosa Rebel Soul, a lunghe pause contemplative illuminate dalla lap steel e dal roots, splendida What Are You Gonna Do, o molto personali come Walkin On the Moon, l’aggiunta del piano in Beggar's Advice e la struggente Forensic Files Love Song in cui le tematiche della crescita e della trasformazione restano centrali e si portano appresso la presa di coscienza di sé e del mondo circostante, necessità di mediare tra l’istinto di fuga e il tentativo di trovare una via praticabile al reale, dove c’è sempre un prezzo da pagare che trova la summa nell’alternative country della toccante Ballad of Patrick dove il rosso, il colore del sangue che scorre nelle vene del protagonista, rappresenta il sintomo dell’abbandono e del suo inferno esistenziale.
Con il tocco country vellutato della slide di Last Call for the Blues molto Stony LaRue, della pimpante armonica nella breve strumentale di Paul Camaro's Show Off che apre al lato burlesco e alcolico texano con un paio di corposi roots, tra country quello di Another Weed Song e quello bluesy della leggiadra Queen of the Midnight, ci riporta ad un’altra caratteristica su cui Mood Swings si guadagna la propria originalità, un’alternanza di toni e conseguentemente di ritmo che rappresentano il collante e lo scheletro di riferimento di questo talentuoso songwriter texano.