Il tutto è iniziato quando Kevin Galloway ha deciso di mollare quello che nel nostro paese bigotto definiamo “il posto più sicuro al mondo”, e ha preso il suo camioncino, la chitarra e si è trasferito ad Austin tanto per recuperare –aggiungerei proustianamente- il proprio ‘tempo perduto’ forse sognando di svaligiarla la banca in cui lavorava, aiutato dal paesaggio arido e polveroso di periferia che sotto i suoi occhi alimentava il mito del fuorilegge che anche oggi continua ad esistere quel tanto per far uscire fuori quel coraggio di chi lo ha sempre tenuto nascosto.
Non è una trama cinematografica, si tratta di country e amicizie, sogni di rock e speranze che hanno trovato dove specchiarsi, nel bassista Hal Vorpahl anch’egli da una piccola cittadina dell’East Texas, formando gli
Uncle Lucius. Debutto alle spalle indipendente e rozzo,
Something They Ain’t nel 2006, cambio alla line-up, nuovo batterista Josh Greco, ma continuano ad essere coerenti con la loro musica e rischiano tutto pur di non rinnegare i principi in cui credono: rock, country, roots ma anche soul, sezione fiati innaffiato da tanto whiskey e malinconia on the road.
Come quella di una domenica mattina in cerca di nuova vita e luoghi diversi ben miscelati nella splendida rock-ballad iniziale della title-track con una indiavolata coda finale, e agli
Uncle Lucius piace rigirare di continuo tra diversi generi, pimpante
Everybody Got Soul e
Mississippi Highway tra coretti, tastiere e velature di anni ‘70, i vocalizzi di Galloway ci vanno a nozze e con Mike Carpenter incornicia il tutto con i solidi riff delle chitarre che giocano duro nel torbido e amabile rock-soul di
Liquor Store.
Mancava la slide che nella bizzarra
Hold On Your Heart fa festa, si battono le mani e i cuori palpitano, lo stagnare della solitudine come impasse per la risoluzione degli eventi della vita resta al di la dei confini di
San Bernardino, altra ballata benfatta e ci sanno così fare da confezionare una perla come
Ain't It the Same, roots, whiskey e rock facilmente incendiabile con un pregevole cambio di ritmo.
Fuoco che non si spegne a sentire la ferrea
Fire On the Rooftop e nel tocco poco ‘political correct’ di
A Million Ways, pura poesia in note: “
Believed in truth read by talking heads /I formed my opinions around the words they said / Told me what to buy and the price I should pay / I’ve been deceived in a million ways.” Finale da incorniciare con le spruzzate agresti che si fanno apprezzare in
Coming Down prima di chiudere con la splendida
All Your Gold.
Non proprio una texan band doc, ma gli
Uncle Lucius dimostrano di essere una gruppo solido e di talento perché possiedono la dote importante di saper scrivere belle canzoni.