Innanzitutto la cover, spettacolare! Seduto sulla sedia dal barbiere con la sua tenuta da vecchio countryman, sguardo fiero da chi è abituato a solcare i palchi dei rodeo senza le luci di Nashville e poi quei fiorellini rosa stampati non solo sulla camicia ma anche sui boots (un abito che non esprime semplicemente la persona, il musicista, ma la costituisce o piuttosto non è nient'altro che quell'immagine desiderata a cui l'abito ci permette di credere) ma oltre alla ‘cartolina’ che arriva direttamente da Austin,
Ben Mallott ci mette una voce intensa e baritonale, slide e lap steel, Messico e Texas e così si scopre fin dall’affascinante ballata di
Heartbreaker che il giovane cuore di questo singer-songwriter batte non solo per il country classico ma il suo esordio
Look Good, Feel Good è pieno sì di confessioni che danno del tu al dolore, ma esplora i sentimenti con un pizzico di irrisoria schiettezza nell’americana e nel folk&soul e il caratterino particolare di
Ben Mallott lo rende anche simpatico (“
If you could be reincarnated, what would you like to come back as? My dog”).
Dalla dolce
Shotgun Suzy - arricchita dalla partecipazione di Eliza Gilkyson- alla brillante
Purgatory's Last Massage Parlor mette in risalto di come sia dotato di un tocco del tutto personale e sulle tenebre delle relazioni interpersonali tragiche e passionali ci infila malinconiche trombe mariachi e scoppiettanti violini che danno modo al clima di Memphis di entrare in circolo in
Look Good, Feel Good con
I Want it All, segno di un personaggio che vive in una situazione di continua astrattezza rispetto alla cruda quotidianità, non dico un corpo non-vivo ma quasi, e qualche filo pop in
Love is cold water ma la melodia dell’organo B-3 è da preferire (piacere che aumenta esponenzialmente quando in chiusura la sezione fiati entra in gioco) al piano di
The Artful Dodger dove stavolta la ballata è più anonima, meglio quando duetta con la fisa in
Leaving anche se il picco melodico spetta alla sublime
Over time.
Ma il country? C’è seppur nelle retrovie, ma quando l’incrocia regala momenti suggestivi, la slide della splendida
Midnight and broke down o di
Cold Feet portano a galla violini e piano che sembrano spiritati, ma anche sprazzi roots come in chiusura
Just like angels. Un songwriter che sembra muoversi in modo silenzioso nel mercato indipendente texano, ma
Look Good, Feel Good è uno di quei dischi che riuscirà a coinvolgere non solo una ristretta cerchia di iniziati. Se lo merita sì,
Ben Mallott.