DERYL DODD (Together Again)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  02/12/2009
    

L’avevamo lasciato sulla strada di ritorno verso Fort Worth con il convincente Full Circle ma nel country di sponda nashvilliana il bravo Deryl Dodd c’è cresciuto, quindi è difficile immaginarselo lontano dall’honky tonk verace e dal country tradizionale, così sulla scia del classico di Buck Owens ci intitola il nuovo disco e la stessa title-track si può accostare ad altre classiche rivisitazioni – da Emmylou Harris, a Kenny Rogers, al grande Dwight Yoakam nel suo splendido tributo, Dwight Sings Buck. Ritroviamo il texano a cantare col cuore in mano un desiderio d’amore, ingrediente irrununciabile della vita, producendo e arrangiando con la slide di Brad Paisley, davvero benedetta che rimbalza nelle 13 tredici canzoni, storie di donne e sentimenti che cerca di sottrarre alla sfera dei codici sociali e del peccato cercando di trasformarli in qualcosa di naturale senza mai scivolare nel caramelloso, perché Deryl Dodd sa scrivere ballate da vero countryman, dalla dolorosa You're Not Lookin' For a testimonianze che arrivano direttamente da dietro un bancone con Life Behind Bars, un honky tonk alcolico e malinconico.
Ripesca dal recente passato il sound più ruspante, splendida Back To The Honky Tonks scritta con Deryl e Brett Beavers da Pearl Snaps del 2002 e non si capisce del perchè fosse stata scartata in quel periodo! Messaggi subliminali “They can just all kiss my new Tony Lama boots“ che si sposano al bucolico western swing allegro e beffardo di Death, Taxes And Texas dove si ritorna a casa dopo “ten years, three dogs and two wives ago” e sempre nel Lone Star State con il banjo in mano ci piazza un delizioso country-folk-roots come Beer And The Belly, sempre filosofeggiando (“You can love a dog even though he’s smelly, And ice cold beer is worth the belly”).
Tra cowboy song e canzoni più oneste, Things You Don't Know e It Don’t Take Much, si spinge dalla parte del caro Hank Williams con la splendida Lost Highway dove le donne fanno la parte del leone, sarà anche metaforica ma la vita di quest’uomo è ridotta davvero come uno straccio “…My heart is filled with pain/ …Some day I’ll sleep not to awaken And I’ll be free, Lord, of this lost highway”, un country-rock adatto a descrivere un mondo femminile tumultuoso che All I Know rappresenta nel suo turbine di sentimenti constrastanti, ma musicalmente meno coinvolgente di quanto avveniva in precedenza. A chiudere qualche novità, una traccia registrata in studio (nel cuore della notte) un country corale quello di I’ll Fly Away mentre arriva direttamente dal 1959 -registrata con i suoi nonni, voci intense e qualità eccellente per essere stata registrata in casa- il folk-gospel di John the Revelator chiudendo con una hidden track natalizia, Home For Christmas niente affatto malvagia, che premiano ancora una volta la sincerità e il mestiere di Deryl Dodd.