Cambia pelle una delle tante interessanti texan rock band, i
Buster Jiggs dopo una decina di anni a respirare polvere nei bar-rooms di periferia da Hondo si spostano a Fort Worth e si ‘modernizzano’ mettendo al timone dal 2007 la violinista/mandolinista Kristen Muennik, moglie del batterista Scott al posto di Will Dodson.
Mossa azzardata perché questa modernità non rappresenta certo un senso di spregiudicatezza per il modo in cui entrano in gioco il country che non ha nulla di ruspante (solo
Heart Of Mine e
Down Country Lovin' qualche ventata di fresco se la portano attaccata addosso), alle storie strappacuori -e la sbiadita
She's Gonna Break Your Heart la fa intendere tutta all’avvio di
Heartache Jubilee-, ma non tutte le canzoni restano dei corpi neutri, la piacevole
Addicted To You si lascia attraversare dalle emozioni e riesce a farsi voler bene come
Ain't It Sweet e
Madhouse che però lasciano pensare soprattutto a cosa sarebbero state in mano a Dodson anche perché Scott Muennink alla lead guitar non sembra aver smarrito la strada.
Ma le note positive si fermano in fretta ed inizia un lungo elenco di elementi insoddisfacenti, brani troppi schematici come
Once Again e
When I'm Dreamin', una ricerca di melodia a dir poco banale e sempliciotta da
Pretty White Wings a
Everything You Need, dal ripescaggio sciatto di
You Don't Have To Be Lonely. Mi dispiace ma per
Heartache Jubilee è facile comporre una scontata stroncatura, infarcito com’è di inutili e prevedibili schemi melodici, alla insostenibile profusione ai cuori tormentati e alla retorica camuffata dal divertimento spensierato, l’unica cosa dignitosa è il passato dei
Buster Jiggs, quello sì che è credibile e che non fa altro che legittimare il gioco al massacro su
Heartache Jubilee.