PHISH (Joy)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  02/12/2009
    

Undicesimo disco per la jam band dei Phish il primo album di studio negli ultimi cinque anni con la stessa produzione di Billy Breathes del 1996, una sorta di anniversario per i loro venticinque anni di carriera che porta bene all’ultimo nato, Joy -tranne che per la pessima copertina, all’incedere delle lunghe cavalcate di Trey Anastasio non certo imprevedibile, a qualche elemento pop-funk al limite del didascalismo- piccolezze però perdonabili.
Restano brani come Stealing Time From The Faulty Plan che come al solito su cd raccontano una storia, sul palco un’altra, ma lo zoccolo duro dei loro fans e gente che non bada ai minimi dettagli, come chiarisce il tastierista Page McConnell in un’intervista: “It’s interesting… when we’re in the studio making a record, I already know that most of the fans aren’t going to think much of it. So many albums we’ve released have come out, and the hardcore fanbase doesn’t really embrace it.”
Il mondo dei Phish ruota sempre intorno alla vena creativa del leader e chitarrista Trey Anastasio (completano la line-up il bassista Mike Gordon e il batterista Jon Fishman) fin dal poema iniziale della splendida Backwards Down the Number Line che sciorina sprazzi della sua ideologia e la deliziosa rock ballad della title-track ne fa un inno, “We want you to be happy, this is your song, too” alla faccia di un’epoca della serenità perpetua ottenuta grazie al Prozac e al Valium, che va definitivamente a tramontare sotto i suoi riff.
Poi si aprono spazi verticali, jam che vanno a mischiarsi al funk in Sugar shack, al pop del piano della riflessiva Ocelot che con le tastiere di Kill devil falls seppur non riescono a calibrare la molta carne al fuoco, per lunghi tratti riescono a inchiodarti alla poltrona anche perché i ritratti sarcastici ed impietosi di una generazione vuota e priva di stimoli Anastasio li combatte con la sua chitarra, e la luce si accende, dal rock di Twenty years later, a Light –per l’appunto- alla splendida I been around, ai tredici minuti di Time Turns Elastic. Lo sperimentalismo ansioso e quasi isterico dei Phish sembra un tantino asciugato, rarefatto, ma lo stile di Anastasio è tutto tranne che in pace con se stesso e col mondo: un bene per tutti coloro che li amano.