TOM RUSSELL (Blood and Candle Smoke)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/11/2009
    

Blood and Candle Smoke in un certo senso rappresenta la sopravvivenza di Tom Russell, un disco che rinnova il suo songwriting che trae linfa vitale dal suono che lui ama di più e che in fondo rappresenta l’epicità della sua carriera ovvero western e mariachi songs, fisa e polvere del Texas, ma le storie di confine questa volta si mischiano al cuore e al suono dei Calexico che lo accompagnano nelle retrovie.
Collaborazione nata dopo l’ascolto della colonna sonora del film su Dylan, I’m Not There, così il buon Tom dalla visione del film se li porta con sé a Tucson a registrare Blood and Candle Smoke, quattro i musicisti (Joey Burns alla chitarra, John Convertino alla batteria, Jacob Valenzuela alla tromba più le tastiere di Barry Walsh) a cui aggiunge la voce di Gretchen Peters e il buon Tom confeziona l’ennesimo bel disco -ormai una ventina e passa da quattro lunghe decadi-, e da quel consumato storyteller che rappresenta infarcisce le sue liriche con lo spirito americano di una serie di simpatici personaggi ma non mancano appunti sulla sua vita accompagnati dalla splendida tromba di East of Woodstock West of Vietnam, una canzone che Tom si porta dentro da tempo, come i ricordi della Nigeria della fine anni ’60, una brillante escursione tra l’insegnamento della Nigeria e il periodo post hippie della cultura fatta di droga e amore libero dell’America di Woodstock in guerra col Vietnam: da una parte la libertà, le speranze e le battaglie per cambiare il mondo e la propria esistenza, e il luogo di carne e sangue, di morti e di orrori visibili dall’altra.
Un Tom in gran forma basti ascoltare la bellezza elettro-acustica di Santa ana wind ispirata al poema di Joan Didion “Some Dreamers of the Golden Dream” (una moglie che uccide il marito per un tenore di vita promessole solo a parole in California) cantata con Gretchen Peters con cui Tom ha collaborato nel disco One to the Heart, One to the Head regalando la sua voce nella versione a dir poco meravigliosa di Billy 4 (da uno dei dischi più belli di Bod Dylan, colonna sonora del Billy the Kid & Pat Garrett del maestro Sam Peckinpah), la struggente malinconia mexican-border di Nina Simone che torna ad essere un soggetto capace di riversare all’esterno la sua libertà e femminilità, senza trovare ostacolo.
Con Criminology l’autobiografia di Tom Russell in musica continua, altra perla stavolta immersa tra roots e West African sound (come a lui piace definirla), ecco il periodo della laurea all’Università della California con un master in Criminologia alla guerra in Nigeria:"I had a gun pointed at my head on several occasions, yeah Nadine I was scared/something about a black man with a machine gun will make you wish you said your prayers/It was Nigeria in 1969" fino agli anni canadesi tra il 1971 e il 1973, un brano che purtroppo dura solo cinque minuti…
E seppur al giro di boa inziano le ballatone, Tom non si concede pause tra piano, violini, fisa e chitarre acustiche: dai nativi americani nella ballata di Crosses of San Carlos alla ricerca di un mondo reale con un po' di amore e libertà che sembra qualcosa di irraggiungibile come il cielo che li segue nel loro viaggio, alla accorata Finding You, alle trombe di Mississippi river runnin backwards, al tocco agreste di He most dangerous woman in america dove Tom Russell recupera squarci da vita western e gli affianca il melò giocato tra una dirompente passionalità e una chiusura affettiva imposta dall’esterno.
Parabole esistenziali di personaggi che rimandano alla malinconia, ad un senso crepuscolare della vita, ad un senso di vaghezza e di vuoto dell’animo che Blood and Candle Smoke tesse anche sul finire nel lento naufragare della splendida Don’t look down, alle toccanti Guadalupe e American rivers fino alla notturna Darkness visible. Disco sontuoso!