Terza collaborazione tra
Mike McClure e Joe Hardy e mai come questa volta fa sentire i suoi passati con i ZZ Top, infatti la vena romantica dell’ultimo
Foam subisce un ridimensionamento per lasciar spazio al rock hard di alcuni brani, ma dopotutto la musica red dirt resta nelle sue note e
Onion entra di diritto tra i suoi dischi migliori. Scuote in apertura
Crash land e la determinazione di
Mike McClure mette in discussione con una scarica di riff e percussioni il principio di percezione del reale e da sfogo a manifestazioni di disagio ancorate al presente e si intuisce che altri perturbamenti solcheranno le tracce a seguire.
Mike resta coi piedi nel suono del rock dalle tinte rosse dell’Oklahoma, da
Perfect Night alla deliziosa rock ballad di
Gonna Be Hard mentre le distorsioni dei suoni si acquietano leggermente, le schermaglie sentimentali mettono in risalta una delle qualità di Mike McClure, parole che poggiano su architetture melodiche solide e fragili al tempo stesso, capaci di imporre la forza di uno stato d’animo nella splendida
Find It In You che poi sbriciola un attimo dopo con il furore di
Deviants, sotto i colpi della batteria ma anche sotto una sensazione diversa, la necessità di nuove impalcature musicali quanto mai suggestive si spalancano.
Light On My Hands tuona nella stessa direzione ad esempio dei Cross Canadian Ragweed (quelli in stato di grazia, però) e non entra soltanto luce nuova, la voce è cupa mentre intesse relazioni coi riff che riconducono a movimenti ricercati, anche troppo azzardati nell’intro orchestrale di
Nowhere Woman, ma vive su di sé una perenne ed ineludibile coazione a perdere, fatta di occasioni mancate, sentimentali, di rimpianti, di iati e di fratture, di microdrammi che alla fine il muoversi sui confine del mainstream non lascia di certo l’amaro in bocca.
Così le tastiere pop che la tosta
Pumped Up Charlie tira fuori tra un turbinio di schitarrate lasciano il tempo che trovano e con molta disinvoltura ci infila una ballatona rootsy luccicante come
Warm Inside (dove duetta con Steve Ripley dei Tractors) tanto per ribadire che
Onion non è solo sorprese scatenate e divertimento ma è capace di creare un’atmosfera e a garantire una qualche densità emotiva. Così tra le innumerevoli bevute, baruffe, sogni con la splendida
Highways,
Mike McMclure butta lì anche, di passaggio, una riflessione niente male, amara, come
The Funeral che nel complesso va a costruire un vortice di suoni in cui, mai come questa volta, vale la pena farsi risucchiare.