Il ventisettenne canadese
Brock Zeman sembra non aver pace se non sforna un disco all’anno, ma stavolta recupera il caratteristico spazio-tempo degli esordi di
Cold Winter Comes del lontano 2003, il ritmo sale –slow rock notturno con sprazzi di energico roots- e si allontana dagli ultimi lavori, troppo anomali e annoverabili in quel limbo estetico della tiepidezza senza infamia e senza lode.
La penna è sempre tirata a lucido come il senso della melodia, e i temi dell’incedere del tempo e del potere coesivo della memoria nelle relazioni tra esseri umani stavolta preferisce smussarli col rock fin da
Train in Me accompagnato dalla chitarra di Dan Walsh (Fred Eaglesmith band) e da Blair Hogan al basso. Marchiato da una voce rasposa, notturna, resta fedele alla chitarra acustica in
Picture of You e
Ain't Nothin', ma mentre con una mano prende il volto dei sentimenti e con l’altra si affretta a rivestirla di un gusto compiaciuto per la dolce ballata, gli squarci elettrici non lasciano stavolta il tempo ai detrattori di aprir bocca anche perchè il pastoso roots della splendida
10 Day Rut e i riff di
Length of Your Chain o di
Plain Wild improvvisamente divorano tutti i tempi morti dove
Brock Zeman vive, soffre, e si dispera.
Ma sa anche prendersi in giro, scivolare con maestria sulla canzoncina che viaggia spedita a tutta birra della ‘sexy’
Girl With a Gun dove il country diventa un moto vitale per un ballo scatenato come quello di una adolescente o la disamina colorita della strampalata
Killer in the Corn, ma per il resto le canzoni di
$100 Difference sono immerse nel whiskey di bar fumosi di città lontane dalla luce, e il suo peregrinare per la
Mocassin Road e lungo la deliziosa
All These Roads non fanno parte solo di una scenografia ma
Brock Zeman sceglie di rappresentare il suo stato d’animo con una freschezza che sorprende ancora di più perché ricorre a schemi già frequentati altrove come ben delineano nel finale la dolce ballata di
Keep Movin' e la trascinante
Once Upon a Saturday Night.