Era da immaginarselo il secondo tempo di
Trailer Tapes ma l’idea di questo seguito è leggermente differente da quella del suo precedessore. Forse è da imputare alla sorpresa che lo stesso
Chris Knight ha sperimentato per la risposta calorosa dei suoi fans all’uscita delle quasi tutte unreleased songs di Trailer Tapes, così in questo secondo appuntamento decide di calarsi maggiormente nel suo passato scegliendo molti dei suoi successi.
Altri 45 minuti in perfetta solitudine che riprendono ancora una volta quelle sessioni registrate nel lontano 1996 quando seduto al tavolo della sua cucina nel Kentucky insieme alla sola chitarra acustica
Chris Knight scriveva della sua vita non immaginando che sarebbero poi diventate i successi della sua intensa e breve discografia, ma per descrivere
Trailer Tapes II, parola a Chris: “
I’ve been playing most of these songs every night on the road for the past 12 years. I know I sing 2 of them way different now than when I did then. What you’re hearing is a guy who had written those songs at his kitchen table and barely knew how to sing them into a microphone. Still, there are moments where I can hear the beginning of what I do now.”
Anche se non con lo stesso pathos del precedente Chris Knight riesce con le sue ballate ad affrescare ancora il paesaggio e il delirio di un’umanità fuor di spirito, sospinta alla deriva sul corso degli eventi tra vertigini di libertà che la splendida
Old Man restituisce immediatamente in apertura, brano contenuto in
Enough Rope del 2006 e seppur solo voce e chitarra le sue canzoni svegliano le coscienze allo stesso modo delle sessioni elettriche, ecco allora le versioni originali del suo capolavoro del 1998 da
It Ain’t Easy Being Me,
Bring the Harvest Home,
Summer of ’75 e
The River’s Own.
Le sue ballate configurano ancora una volta una ricognizione disillusa sulla coscienza infelice dell’uomo contemporaneo,
Highway Junkie da
Pretty Good Guy del 2001 così asciutta, essenziale, stretta sugli stati d’animo contrastanti dei protagonisti e a dir poco superlativa, la semplicità di
Blame Me e
Send a boat, un traguardo riservato a chi sa lavorare con la massima libertà sulla complessità del quotidiano. Restano un terzetto di ghiotte ‘nuove’ registrazioni che trovano finalmente spazio su disco,
I’ll Be There,
Speeding Train e
Till My Leavin’s Through. Un disco di commovente ‘vecchiezza’,
Trailer Tapes II si abbandona alla nostalgia di un tempo, dispensa emozioni e musica d’alta scuola. E ancora una volta, raggiunge lo scopo.