Sembra scontato ma dopo una quindicina di anni passati a mietere successi lo spirito ribelle di
Jack Ingram sembra accusare il corso del tempo, il texano con
Big Dreams & High Hopes stavolta, e mai come in passato, sembra davvero imprigionato nelle maglie di un disco sostanzialmente debole e in balia di un rock country che non riesce più a squarciare la quiete della provincia texana ma che ricopre con il velo della mediocrità rappresentata dal mainstream.
Così nel giro di pochi minuti dall’ascolto il disco ha già sciorinato di sé tutto il possibile e il previdibile, ballatone e pop-hit radiofoniche costruite a tavolino, dall’iniziale
Free alle schitarrate di
Barefoot and Crazy, ma il tutto diventa troppo banale e convenzionale tra liriche che ruotano un po’ troppo intorno a se stesse senza innescare nell’ascoltatore un meccanismo di partecipazione che non sia la canzoncina con il ritornello che rigira e rigira all’infinito. Jack Ingram si preoccupa troppo di accontentare i suoi fans legati a successi come
Barbie Doll e
Hey You ma perde di vista la qualità e tutto si appiattisce come in
That’s Man, e diventa troppo scontato e zuccheroso nella ballatona con la pur brava Patty Griffin di
Seeing Stars, così con la rivisitazione appunto di
Barbie Doll cerca di portare qualche sussulto -seppur condivisa con Dierk Bentley, manifesto del patinato mondo del country made in nashville.
Ma l’ascolto di
Big Dream & High Hopes, la title-track, da l’impressione che Jack rimanga lì sullo sfondo guardandosi intorno sperduto e apatico, un’inerzia che la ballatona mostra in maniera disarmante con tutte le sue speranze e sogni ma non contempla più il paesaggio come una volta, le sferzate country mancano seppur è innegabile il senso della melodia ma
Jack Ingram è tutt’altro che un pop singer alla Keith Urban (altro fedele a nashville) di
Heartache ma all’ascoltatore disorientato da questo senso di insoddidfazione che con cattiveria potremmo semplicemente definire noia rifila qualche altro radio-frendly pop come
Man In Your Life, un po’ di tastiere in
King Of Wasted Time e il sintetizzatore al piano della conclusiva
In The Corner.
Big Dreams & High Hopes costituisce il primo passo falso della sua carriera, questa volta le canzoni girano a vuoto, stentano a prendere velocità finendo per impantanarsi nei tempi morti e l’assenza del suo carisma -capace di concatenare efficacemente i suoi dischi passati- è il definitivo colpo di grazia.