BOBBY DUNCAN (Faith, Hope and Everything Else)
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  Recensione del  01/10/2009
    

Tra il disco di debutto Lonesome Town e quest’ultimo Faith, Hope and Everything c’e stato un periodo di transizione, anni alla ricerca di se stesso dove ha trovato la passione per la scrittura, altrimenti non si spiegherebbe il passaggio da un disco non proprio texano, ma con violini, country e telecaster al songwriting e alla voce che lo avvicinano a cantautori come Brandon Rhyder, tanto per restare in Texas. Prodotto sempre con il bravo musicista Walt Wilkins, Faith, Hope and Everything Else non mostra lo scarto che separa gli esseri umani dal mondo che li circonda, un mondo a tratti incomprensibile.
Al contrario l’angoscia, l’amore, la solitudine, derivano dal sentirsi inesorabilmente parti di quello stesso mondo, senza vie di fuga e con la cruda verità che un duro lavoro non basta per evitare di andare incontro ad una possibile sconfitta. Le traiettorie di Faith, Hope and Everything Else iniziano con il rock nei riff di These Days dove la sopravvivenza ha a che fare con l’inconscio e il desiderio, nel tentativo di cogliere il sentimento dell’amore che nella piacevole Before I Found You e nella pop-ballad di That Much gli viene molto naturale, semplice e Changes diviene allora la summa anche della sua maturità artistica: quando tutto sembra andare per il verso sbagliato e la vita sembra metterti davanti al capolinea dei desideri, un pezzo di strada potrebbe aggiungersi all’orizzonte, ma quanta fatica per ottenerlo. Ballata incantevole ed emozionante avvolta in una slide malinconica che trova con l’elettrica e splendida Should I Give Any More of Me un’accoppiata da incorniciare, delle pennellate d’autore perché contengono la sospensione del respiro, l’inquietudine dell’attesa, la precarietà, il timore del futuro, il vuoto della perdita, la spregiudicatezza dell’azzardo e quel tocco country tipicamente texano –slide, violino.
L’amore è sempre protagonista, da un brano come Still Don't Have You, di quelli tipo “ti supplico, amore torna da me!” almeno nelle liriche non è banale ma neanche nel suono incline al pop, certo la meravigliosa What's on Your Mind è tutt’altra cosa, una perla rootsy per una sorta di confessione con la chitarra di Christopher Lugo che aiuta a stamparti la melodia nel cervello e poi pensi che il ragazzo ha appena 22 anni, la mano del poeta e parla con il cuore di un rodato songwriter.
Nel finale mischia bene le carte dei generi: un’altro pizzico di rock con Waiting to Hurt, stessa slide ma più introspettiva in Nothing Left to Lose, al pop-country di Salvation dove canta “Everything in life comes with sacrifice, but how can I question something that feels so right?" al delizioso rock di Long Road Home (più morbido ma con una coda chitarristica finale davvero intensa), altra disamina su una vita dura e di quanto possa essere doloroso vedere l’altra faccia della medaglia per chiudere con i cuori spezzati del pop-soul di Losin’ Someone.
Faith, Hope and Everything Else è un gran bel disco, di quelli che cominciano in sordina, di quelli che qualitivamente sembra impossibile che reggano per un’ora, di quelli che crescono poco a poco sempre di più e poi precipitano lasciandoti senza fiato, è una dimostrazione di talento. Quella di Bobby Duncan from Texas.