JOHNNY COOPER (Follow )
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  01/10/2009
    

Strano a dirsi ma come per un blues-man che ha venduto l’anima per poter suonare alla fine si ritrova con un conto da pagare, questo ragazzino sulla strada del diavolo ha smarrito oltre alla sua musica, anche se stesso. Abbandonare i consigli paterni che lo avevano indirizzato sulla carriera da musicista -riversati nell’ottimo esordio di Ignition-, non sembra essere stata una buona idea, così per quella che ritiene la sua maturità artistica (20 anni!!) decide di fare di testa sua e allarga gli orizzonti musicali, dal bluesy-rock-red dirt si lascia sedurre in questo secondo disco Follow, dal funky groove e pop-soul: “I was trying to think what I was going to do for this new album,” dice Johnny “So I said, It’s time to put something together."
Ma basta ascoltare come riprende un suo successo passato, Blue, per farsi un’idea dell’andazzo generale e non è certo l’aggiunta della sezioni fiati -che forse descrive a fondo il termine ‘blue’- a far vacillare Follow. Registrato a Nashville sotto la produzione di Dexter Green e Glenn Rosenstein, tutte le 10 canzoni sono state co-scritte con songwriter texani (Trent Willmon, tra i tanti) Follow si presenta come uno di quei dischi che per troppa ambizione finiscono per perdersi, smarrendo la strada e quel buono che il passato aveva lasciato, un cerchio che stavolta si chiude male, i frammenti –le canzoni- mal si compongono.
Nulla di scandaloso alla sua età ma a sentirlo parlare sembra molto convinto del suo nuovo percorso, così Follow scivola da un genere all’altro, incontra temi di vastissima portata –lavoro, amore, la vita quotidiana- ma li scarta con sufficienza per passare rapidamente ad altro senza riuscire a indicare un nesso logico e reale con il suo nuovo punto di vista musicale: parte da dove l’avevamo lasciato, quello spirito red dirt capace di impreziosire la chitarra di Cody Shaw nella sopraffina Don't Feel Like That Anymore per virare pian piano, e non è certo il pop-rock di Somewhere In Between dove canta: "I don’t want to be broke fighting just to eat…but I don’t want to be the joke of reality TV" a lasciare interdetti, il brano ha una suo delicato fascino ma il sound radio-friendly pop di Crazy o di Can't Hold On To You lasciano spiazzati se poi gli accodi i riff nervosi di Bring Me Down.
Ma i dubbi maggiori li lascia nel finale: le trombe di Try, la pop-disco di Yes My Love, il funky-soul di Take Your Number, il pop-rock della title-track almeno qualche guizzo lo lascia intravedere, ma la delusione resta. In Texas hanno scritto di Follow: “It's not good Red Dirt music, it's not good pop music, it's not good funk music and it's definitely not country music of any kind”. Al culmine del gioco allora ci si chiede: Johnny dove ci hai condotto e dove volevi andare a parare?