BISHOP BLACK (Bishop Black)
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  Recensione del  01/10/2009
    

Arrivano dall’Alabama i Bishop Black, non amano l’incasellamento in un genere musicale, non solo rock & blues ma più che altro amano raccontare storie piccole, intime, dalla narrazione scarna, lavorano sui margini, sulle cornici che sono sempre in ebollizione, che li vedono sempre su un highway fin dalla deliziosa Long Road to Bama dove Pat Sowell alla chitarra, arrichisce con i suoi riff un materiale non proprio di prima mano desunto dall’immaginario collettivo, ma i Bishop Black riescono ad elaborare un quadretto fatto di sano rock-blues immediato, sincero ed emotivamente salutare.
Poi c’è anche una riflessione sulla condizione dolente di individui emarginati, socialmente, fisicamente o etnicamente che in Lawyers, guns and Money si potrebbe tradurre in mania d’onnipotenza, in narcisismo sfrenato, maniacale. Brano splendido, fatto di materia emotiva e passionale dove si confonde ogni sorta di contraddizione: la generosità, l'egoismo, la dolcezza, la violenza, l'onestà, l'opportunismo (del parassita uomo di legge). Bishop Black si muove sulla stessa scia di un lungo fiume tranquillo, ma è un torrente impetuoso come descrive l’armonica bluesy della trascinante Long Way, cui bisogna adattarsi per non lasciarsi sommergere allo stesso modo della luce pallida che Shine On riesce a cogliere egregiamente nel deserto dei sentimenti che attanagliano l’uomo, allora non sorprende il fatto che siano sempre di corsa e in Run to Tennessee continuano a guardare il mondo e le auto che corrono su strade polverose, sempre bluesy e chitarristiche.
Un paesaggio che a poco a poco diventa quasi invisibile, canzoni come Southern Hospitality ereditano la forza che sembrava propria del paesaggio e Down Again aggiunge il fascino del piano che serve a raccontare una ballata come un momento di tenerezza, di dolore ma anche una piccola gioia. Mississippi non può che essere trascicata nel blues come l’armonica che la solca, ironia tenera e discreta ma anche un ritratto visto dal basso, nel cuore della provincia.
Un bel rock-blues solido come Brother Locklayer e una ballata acustica come la aggraziata Time chiudono Bishop Black, un disco freschissimo, caricato da un’irresistibile energia centrifuga. Quanto basta per lasciarsi ascoltare a lungo.