STONE AXE (Stone Axe)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  01/10/2009
    

Dietro agli Stone Axe c’è il multi-strumentista/vocalist Tony Dallas Reed - uno dei pionieri del suono anni ’70 riportato a galla con i Mos Generators- che si è calato in quest’altra avventura nel corso del 2007 ma preferendo un posto nelle retrovie (solo in due tracce suona e canta) ma ci tiene a puntualizzare: “Stone Axe is 70’s inspired Classic Rock”.
Effettivamente agli estimatori di un rock rozzo, cupo –a me ricordano chissà perché i Soundgarden- non dovrebbe dispiacere, l’opening track Riders of the Night o Return Of The Worm prendono in prestito il classico heavy tutto riff e voce possente, ma la messa in scena è forse troppo priva di invenzioni, troppo ferrea e per questo al contempo prevedibile e artificiosamente improvvisata in alcune tracce.
Pur con un certo stile Stone Axe non riesce a coinvolgere pienamente con la sua grandinata di suoni che, sembrerebbe strano, ma non riescono a scavare con incisiva profondità, troppo heavy e poi quel suono orchestral-satanico di My Darkest Days è piuttosto discutibile, non tutto però è scontato e da ignorare, l’attacco chitarristico di Black Widow schiarisce le ombre del paesaggio costruito pocanzi forse perché ancorata ad un suono più rock, stavolta più anni ’70 ma sempre contaminata dalle tenebre che avvelenano l’esistente, affinchè ci colpisca nei denti con qualcosa che non sia una favola della buonanotte e ci sgrana gli occhi sull’incubo del contemporaneo con Sky Is Falling.
Restano attaccati a quegli anni e ci regalano così la deliziosa There'd Be days e Diamonds & Fools e quando raccontano storie semplici di amore e delusione, disillusione e presa di coscienza incantano con quell’approccio che conquista anche -e soprattutto- per il suono malinconico e nostalgico, cosa che non si può dire di The Skylah Rae (di tutt’altro spessore la strumentale Rhinoceros). La freschezza e la carica della conclusiva Taking me Home fanno intendere che seppur in Stone Axe non vi sia poi nulla di così originale, anzi c’è molto di già sentito, si tratta comunque di un disco non del tutto banale che merita un ascolto.