CHARLIE ROBISON (Beautiful Day)
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  Recensione del  01/09/2009
    

Cinque anni fa il suo ultimo disco Good Times rispecchiava davvero un momento di felicità, non solo in famiglia ma con un grande successo di vendita e popolarità. Il tempo non ha modificato il senso del titolo del suo nuovo disco, Beautiful Day, ma stavolta non c’e solo una buona dose di sarcasmo texano, ma una parte predominante spetta stavolta al suo stato d’animo legato al recente divorzio, nove lunghi anni con la Emily Erwin delle Dixie Chick.
Sulle dieci tracce rigirano i dettagli della storia di due persone legate ai propri figli ma anche al mercato discografico, due carriere diverse non vanno molto d’accordo con il matrimonio che, parliamoci chiaro, non significa di certo amore, è solo uno stato mentale, un accordo, un consenso, ma per Charlie Robison è molto di più. Beautiful Day è di certo fra i suoi dischi più belli (la leadership in famiglia come miglior songwriter sembra davvero vacillare nelle mani del fratello Bruce!), 10 tracce con un livello e un bilanciamento di intensità e melodia come mai si era vista in passato (a questo proposito un ruolo importante spetta all’amico Charlie Sexton, che non se la cava egregiamente solo alla chitarra ma anche nella produzione ha giocato un ruolo fondamentale) Beautiful Day si avventura in territori solcati dal rock ma con il roots-folk che lo lega con un passato pieno di ottimi dischi made in Texas.
Stavolta l’orizzonte si allarga come le emozioni che circondano i 37 minuti complessivi del nuovo viaggio di Charlie che abbraccia una nuova vita sapendo come sia necessario ricordare per poter comprendere ciò che si deve chiudere fra le parentesi di un tempo passato, allo scopo di renderlo accettabile. Un messaggio che porta alla luce del sole con la guizzante title-track, con la robusta e chitarristica Yellow Blues alla meravigliosa rock ballad bagnata dal Texas con lap steel e fisa di Down Again, e non c’è nulla di crepuscolare in questa epica della sconfitta, anzi essa tornisce una dimessa ma orgogliosa concretezza offrendosi alla riflessione e alle emozioni per poi ripartire.
Beautiful Day permette anche di riascoltare quelle canzoni che dopotutto gli appartengono come la splendida Nothin' Better To Do che il paffutello Bobby Bare Jr. ha portato al successo nel periodo florido del roots-rock di Boo-Tay, un altro viaggio nei suoni simboli del Texas tra mandolini&rock, alla deliziosa struggente Reconsider scritta con Keith Gattis e Charles Brocco, sulla riconciliazione, sui fantasmi femminili che promettono ritorni e rimescolano i pensieri legati al passato dove la slide detta i tempi ma dopotutto si continua a sorridere alla vita come canta nella spensierata Feelin’ Good, e le cose possono cambiare anche se l’impresa in partenza sembra davvero ardua. Così il finale è si un’immersione nei sentimenti, ma nell’energico country-roots… dalla perla rovente di If The Rain Don’t Stop con un solo finale tra mandolini, lap steel e fisa che vale il prezzo del cd, alla deliziosa Middle Of The Night alla scorribanda di She's So Fine.
All’uomo non resta che la compagnia di una chitarra, l’unica cosa che gli spetta per consolare il suo mondo di dolore e allora si capisce la scelta di Racing in the Streets, capolavoro Springsteeniano da Darkness of the Edge of Town del 1978. La chiusura perfetta, quel senso di libertà che celebra i giorni di Charlie Robison, quelli di adesso, quelli di Beautiful Day.