MARK JUNGERS (Whistle This)
Discografia border=Pelle

     

  

  Recensione del  01/09/2009


    

Whistle This è una sorta di cornice alla breve ma intensa discografia di questo gran songwriter capace di racchiudere lo spirito dell’americana con fisa, mandolini, l’elettrico e lap steel riuscendo a far filtrare in tale cornice, tutta quelle serie di esperienze attinte dal quotidiano che contraddistinguono le sue canzoni, iniziate lì dove e nato è cresciuto, in una piccola fattoria del Minnessota, fino alla scoperta del viaggio verso il Texas dove oggi risiede vicino San Marcos.
Un live che è anche una sorta di documentario sulla frontiera che separa Stati Uniti e Messico, il moderno e l’arcaico, il luogo del mito e lo spazio del reale, tredici canzoni con un paio di succulente sorprese registrate alla Gruene Hall (non recentissime, ma è proprio grazie a quegli estratti che arrivano dal Cheatam Street Warehouse di San Marcos del 2001 che ci si rende conto della poetica di Mark Jungers, delle splendide mattine di anni addietro in cui si è persa la felicità perché non l’avevamo riconosciuta). Sin dall’iniziale Conviction l’ascoltatore si ritroverà a scartare una dietro l’altra delle piccole perle rootsy e non si stancherà affatto del gioco, anzi riuscirà in un colpo solo a recuperare l’essenza delle emozioni che riempiono i suoi dischi: da Black Limousine del 2001, ‘solo’ la meravigliosa title-track con quei movimenti circolari che permettono al pensiero di lavorare, ai sensi di distendersi, mentre il corpo gode e si macera nel turbinio di suoni acustici suggellati da una armonica malinconica.
Da Standing in Your Way del 2002 oltre all’iniziale Conviction, una serie di ballate splendide Sentimental Guy, Remorse Waltz e Be With You Tonight dove c’è tutto il colore dei sentimenti, piccole storie d’Amore, delicati tocchi realistici, piccoli sguardi dentro paesaggi carichi di suggestioni, agli ultimi due cd One For The Crow del 2004 e Silos and Smokestacks del 2007 per un altra immersiona acustica sempre spigliata e d’autore: dalla morbida Won't Be Long, a We Talk e Walking Down The Road fino alla splendida Price of Progress e l’introspettiva It Ain’t Funny dove non si può che applaudire per il tocco delicato, l’umurismo intelligente, la malinconica efficacia con cui racconta le sue verità.
Il bravissimo cantastorie ‘texano’ ci regala vecchie registrazioni a chiusura di Whistle This (Green River, una King Of Hearts splendida e quella Don’t Take Your Guns to Town ispirata ad un brano di Johnny Cash) dove risiede tutta la delicatezza e l’amore con cui coltiva il suo orticello elettro-acustico nel cuore dell’americana.