Ci sanno fare questi ragazzi di Beaumont, Texas! Suono granitico e molto accattivante quello dei due amici Chris Foster e Matt Sebastian, conosciutisi nell’estate del 2007 intorno al materiale acustico del chitarrista Pj Disharoon, passato nel metal e nell’hard rock. Ma
All Alone come molti dischi impetuosi e rozzi si sovraccarica nel suono e si alleggerisce in fase di scrittura, e quando la carne al fuoco è tanta, il disco sulla carta può anche funzionare, ma a patto che questo percorso sia ben tracciato.
C’è invece in
All Alone una contraddizione tra l’invito a privilegiare un percorso, l’ottimo sound –un southern Texas roots -, e proporre poi una miscellanea di percorsi incrociati in cui siamo sommersi da una valanga di sentimentalismo poco misurato e meno controllato. Niente di grave, sono giovani c’è tutto il tempo per rinvigorire le esili strutture di alcuni brani e la stilistica grezza costruzione generale, ma comunque di momenti piacevoli ne restituiscono in
All Alone, prendiamo infatti il trittico iniziale, puro godimento sonoro altamente corrosivo nel classico incedere texano: tutte splendide, dai riff cupissimi delle tracce di ‘panico’ da sentimenti-adolescenziali di
Friday Night, all’immaginazione che corre lungo le highways di
Too Many Miles -inseparabili tra di loro perché la fantasia ha bisogno di libertà -, per finire con la tosta e alcolica
One of a Kind piena di scatti e riff.
Scorrono tutte liscie, senza sbandare e senza tendere trappole.
All Alone quando si cala più nella ballata rock, mostra invece di essere costruito con una certa accortezza, pulito, senza grossi sbalzi, tranquillo, canzoni sì sincere ma un po’ furbette da
England alla title-track,
Throw It Away a
Baby o
Let Us Love Again e la ballata acustica finale di
Couple of Tears, si lasciano ascoltare ma hanno l’effetto finale di un'ingranaggio che tende ad incepparsi, di un elastico teso che si affloscia di colpo, niente a che vedere con la meravigliosa miscela di roots e southern style di
Morning Sun, armonica malinconica per un viaggio nella memoria che raggiunge livelli di raffinatezza e freschezza non comuni, senza inutili e superfllui fronzoli o sbavature, stesso piacere che si riscontra nel delizioso omaggio di
Texas Girl (doveroso per l'impressionante percentuale di belle ragazze!!!) o la nervosissima
Back Again.
La
Blue Broussard Band procede a corrente alternata, nel senso che non tutte le canzoni sono degne di nota, ma al debutto l’hanno comunque imbraccota, sia pure con le riserve del caso.