MATTHEW GRIMM & THE RED SMEAR (The Ghost of Rock & Roll)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  01/09/2009
    

Provate ad ascoltare One Big Union e ditemi se non vi ritornano in mente i pionieri della scena roots rock New Yorkese, ovvero quel gran gruppo degli Hangdogs! Ebbene non è la traccia di apertura del loro nuovo disco ma l’ultima di The Ghost of Rock & Roll, e quello che potrebbe sembrare un atto d’amore nostalgico racchiude lo spostamento geografico, il viaggio on the road, del frontman Matthew Grimm da New York ad Iowa City, un movimento psicologico ed emozionale tra i grandi spazi d’America, una contemplazione malinconica di vite non proprio riuscite e soddisfacenti come la tv potrebbe far credere, con un messagio politico schietto (“When our leaders serve the people, not just banks and profiteers / When the food and labor of the earth feed everyone here / That is one big union").
Una canzone splendida ma Grimm ha voltato pagina con la The Red Smear anche se lascia spazio al suono roots tra l’altro suo amore per il garage/rock, e calpesta ancora una volta come il precedente Dawn's Early Apocalypse la politica, e va giù a muso duro. Ne ha da ridire su una società in cui l'ordine gerarchico non garantisce l'ordine, ma è all'origine del caos, in cui l'arte di arrangiarsi è la virtù principale per sopravvivere, ma non sempre riesce ad affiancargli le giuste note musicali, che sanno come rigenerarsi in qualche passaggio ironico e surreale a smorzare i toni, e uno lo piazza proprio in apertura con My Girlfriend's Way Too Hot For Me (“I don’t know why she likes me, can’t be my charm it can’t be / Maybe it’s my socio-economic insight”).
La sua bella voce regge tutti i brani anche quando il risultato non è che sia proprio originale (Ayn Rand Sucks e Cinderella), ma con la chitarra di Jason Berge e la batteria di Bill Neff tutto scivola via senza intoppi forse perché dura una mezz'oretta: tra anatemi e religione in Wrath Of God (al Signore mercificato in tv, al discepolo che prega per il prossimo e poi odia il vicino di casa, e così via) alle piacevoli ballate di Cry e One Twenty Oh-Nine, più in palla nella title-track accellerando in Hang Up And Drive e White. Un disco che vuole essere di largo consumo, confezionato in maniera da risultare il più possibile piacevole che dopotutto non è cosa negativa, forse è solo che dovrei smetterla di associare Matthew Grimm agli Hangdogs!