MATT JOE GOW & THE DEAD LEAVES (The Messenger)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/09/2009
    

Cresciuto tra la periferia e la capitale Neo Zelandese dove è difficile pensare a immagini di città grigie che odorano di metallo, solo condomini e palazzoni, Matt Joe Gow debutta con un disco colmo di colori intensi, brillanti e saturi tra alt. country e folk riflettendo sul presente senza fare prediche, registrando piccole storie di sentimenti umani misurandosi alla pari dei suoi idoli, Gram Parson in primis, immagini del passato contro immagini del futuro, con il potere delle parole di The Messenger.
Un disco sottilmente emozionante che mastica roots e chitarre: splendido il trittico iniziale dall’apertura della spiritata Come To Mama She Say, l’armonica calda di Come What May al vigore ‘alcolico’ della trascinante At The Bar, Matt Joe Gow insieme ai The Dead Leaves -che rivestono un ruolo fondementale (Andrew Pollock all’armonica, chitarra e percussioni e Kain Borlase, al basso)- sul piano stilistico ricercano attraverso accelerazioni tipicamente rootsy, una libertà espressiva non necessariamente finalizzata alla linearità dei testi e soprattutto sganciata dalle condizioni elementari di un disco costruito per piacere ad ogni costo.
Canzoni come la ballata elettro-acustica di The Light con uno splendido solo finale di armonica, il piano dolce che accompagna Steady Life e il vibrante scossone di Land Is Burning si bevono d’un fiato perché ogni canzone rispecchia una riflessione, un ricordo di un’emozione ma anche illusioni e sconfitte, allora la slide si riveste di malinconia in Things Fall Apart che resta la più elaborata e sperimentale, ma il fascino resta incollato a The Messenger, ecco l’intro chitarra e voce di un’accoppiata At The Seams e It's Not Hard portatrice dell'unica cosa in grado di concretizzare un mondo migliore.
La passione, quella che riaccende sopiti desideri e da inizio ad un repentino cambio di ritmo trasformandosi in un roots avvolgente, meraviglioso nel secondo caso, mentre resta sul fondo nella torbida I Let You Be e nella conclusione struggente di Up On The Hill. Matt Joe Gow ha le idee chiare ed è capace di toccare le corde delle emozioni con storie che si traducono in un disco intenso e semplice, risultato di un lavoro attento e profondo. Un bel disco di Americana da non lasciarsi scappare!