Roccioso blues che arriva dalla scena musicale di Orlando, Florida, ma nessun mistero intorno al terzetto della
Teague Stefan Band, nessun senso di sospensione dopo l’interessante
Hard Eight, dalle prime note di
Game of Life si sa cosa potrebbe accadere e ciò che non accadrà: un disco più che solido, un vero e proprio muro elettrico fatto di chitarre aggressive, jam e anche tanto rock.
In
Game of Life si fa esplorazione della memoria individuale (spesso autobiografica) e collettiva, la forza della
Teague Stefan Band non si ripiega su se stessa, scaturisce dalla modernità, dal quotidiano, e riversa sul passato un abbondante scarica elettrica, dalla partenza bella corposa di
The Leavin' Blues ci si inizia a muovere tra scatti sussultori mentre Stefan Teague s’impadronisce della scena e si può solo intuire cosa diavolo riesca a combinare con le corde di una chitarra, lui che la suona dall’età di diciassette anni quando il poster di Jimi Hendrix era attaccato alla parete della sua stanza, la stessa immagine che adesso traballa al suono di un corposo blues che resta impeccabile lungo l’indiavolata
Tell You Truthful, e non poteva essere altrimenti con tutte le presenze femminili che girano intorno e con la splendida
Power Of A Woman c’è anche la frustazione che nasce dal desiderio inevaso del sesso femminile, in specie di donne meravigliosamente belle, le uniche per cui valga la pena di esporsi.
E ci si espone a cadute, sempre. Più ci si addanna, tanto più ti affossano o peggio ci si illude, come nei racconti fantasiosi dei frustrati. Il potere delle donne, appunto! La vitalità espressiva della title-track appare evidente anche per il vibrante repertorio di situazioni umane che compattano il disco e traendo ampio respiro da riff magnetici che lasciano a ciascuno la possibilità di proiettarci dentro quello che vuole, e a questo proposito l’acustica e incantevole
High Maintenance Woman non impiegherà molto a stuzzicarvi la fantasia: questa femminilità solo apparentemente dimessa o subordinata, un po’ quella che si respira nei libri di Ellroy.
Per fortuna c’è l’amor proprio di
My Road altro delizioso saggio chitarristico che continua nella piacevole
No Matter What tra calma e frenesia, dove non è necessario che uno dei due scompaia perché la danza dei contrari possa aver luogo, co-scritta con il bassista Todd Warsing (il terzetto lo chiude il batterista Dave Marder basilare in brani come
Search All Night o nella corrosiva conclusione di
One More Night).
Non ultimo, la malinconia che infilano nel refrain della splendida
Lose My Way ad indicare quel senso di appartenenza al passato, all'antica casa, ai muri che traspirano memoria e che evocano con forza il percorso da seguire quando tutto sembra perduto, fa palpitare i cuori mentre si impone in un abbraccio che non lascia respiro una jam da incorniciare.
Game of Life è tirato come un cavo ad alta tensione, attraversato da lampi di ottimo blues-rock, ridondante, rumoroso, eppure zeppo di suggestioni.