La famiglia come fonte di sopravvivenza, non solo della specie, e come "rifugio da un mondo senza cuore", per citare il titolo di un bel libro di Christopher Lasch: il cugino Terry Gilliam lo ha avvicinato all’hillbilly, ai dischi di Hank Williams, il fratello gli ha venduto la chitarra per 20 dollari e l'amore per la musica che muove il sole ed altre stelle.
AJ Downing è un cantautore di talento che si è fatto le ossa nella California del Sud, tra strade d'asfalto e d'acqua, camion, navi, parcheggi, ponti.
L’occhio al mare, che unisce e divide. I pensieri al mondo in continuo conflitto, all'America che deve prima diventare il popolo pellerossa, ossia assumere, riconoscere la propria colpa originale per poter (sperare) di vincere la guerra e quindi morire e invocare un'impossibile remissione dei peccati. Guerra, capitalismo, soldi i problemi che rigirano nel suo disco d’esordio
River of Life, dove lontano resta il benessere, la soddisfazione di sé, quel minimo di felicità.
Il modo migliore per riprendere questa lontananza? Da vicino con il calore della fisa, carica la molla delle ballate roots-bluegrass e del rock, carisma e la giusta dose di folk introspettivo confezionano un esordio molto convincente. Fin dalla saltellante title track si respira il fascino del Texas, dove il cielo ha un azzurro intenso, violini e refrain hanno la luce dell'estate, un invito alla spensieratezza, a godere delle pause festive, a ritrovarsi tutti insieme. La fisa entra in scena nell’incantevole ballata rootsy
Magdalene che come
Opichuan River possiede una lucida e sofisticata eleganza e un tono di cristallina leggerezza e freschezza che rinviano al grande cantautorato texano, country-bluegrass traditional da road house con la slide e la fisa in prima fila in
Up North e con la lap steel
The Other Cheek ai tratti più rock delle belle
Your Memory,
Torn And Tattered e
Misery si muove con agilità Downing da un genere all’altro e non sbaglia mai un colpo, basta ascoltarlo nello splendido viaggio in solitaria
The Other Side, voce e chitarra, un brano che testimonia il passato e combatte quel mondo invisibile dei ricordi, mantenendolo a distanza, in modo che lo sguardo - attraverso le forme, i gesti, i paesaggi - possa trovare un luogo su cui posarsi e calmare l'orrore di un vuoto minaccioso.
Set elettro-acustici avvolti nella malinconia nelle tracce conclusive da
Onondaga,
Shelter From The Storm impreziosita dall’armonica e nella bluegrass ballad di
Blind Faith tutte a delimitare uno spazio esclusivo in cui
River of Life fa sentire con prepotenza le sue ragioni. Questo spazio ha un nome e un cognome, esiste in carne ed ossa. Si chiama
AJ Downing, vale il prezzo del cd.