AUSTIN ALLSUP (Cryin’ Out Loud)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  01/08/2009
    

Mike McClure in cabina di regia, tra red-dirt e new-country un nuovo cantautore arriva da Fort Worth ma cresciuto a Little Rock, figlio d’arte (suo padre Tommy Allsup alla lead guitar con Buddy Holly and the Crickets passato alla storia anche per il famoso testa/croce con Richie Valens per un posto su un aereo che poi purtroppo spezzerà la vita di quel giovane talento).
Un cantante che con la sua limpida voce cattura la casualità delle cose allo stato brado, costruisce immagini che rispecchiano la libertà di chi può trovarla e realizzarla in un preciso momento esaltandola con la musicalità e la poetica. Austin Allsup giunge al secondo disco dopo il bell’esordio di Intensity e continua con tenacia e duro lavoro a scrivere ottima musica e dalla copertina dell’ultimo Cryin’ Out Loud sembra che abbia intenzione di continuare a tirar dritto, lasciando alla meravigliosa Walking il compito di racchiudere musica e pensieri: guardarsi indietro per cercare sedimenti, schegge e suggestioni di un passato che aiuti a capire ciò che si è stati, ciò che si è (magari per differenza) e ciò che si potrà essere (il passato è una riserva di possibilità).
Questa "cura" implica il presente come momento di frizione e fonte di riflessione interrogante. Cryin’ Out Loud è colmo di storie dal sapore agro-dolce, abilmente a cavallo tra humour e malinconia e quando i toni sono garbati e la sensibilità è palpabile, la ballata sa catturare con maestria il centro della scena, ma per il resto la slide e il rock con qualche infarinatura pop (Heaven Holds My Road) la fanno da padrona: dall’inizio squillante di Patience of a Pearl che viaggia sulla stessa carreggiata dell’ultimo Bleu Edmondson, e non è la sola infatti (Free Ride dove la slide sembra dannata), anche se si avvertono maggiori contaminazioni country, tracciate dalla dolcezza struggente del violino, Blows Away e dalla slide in Briley restano dense e nervose anche grazie all’impronta chitarristica di un certo Lloyd Maines che nella title-track ricuce insieme alle qualità vocali di Austin una splendida ballata country elettrica, da rodato songwriter.
Gli orizzonti musicali si allargano col piano e una indovinata dualità rock-soul che si avvertono sia nella piacevole Take Me With Youche nella leggerezza di Sweet Love, mettendo tutti di buon umore con il tocco agreste tipicamente texano della conclusiva Cocaine Rodeo che dal vivo saprà farsi valere. "Wake me up and get me high" urla Austin e la festa può iniziare.