Eravamo una quindicina, mezzanotte passata in un giorno feriale che ad Austin è sempre musicale, eppure
Tom Gillam sul palco del Saxon Pub si dannava come al suo solito -questo secondo i giornalisti del posto, e sembra che proprio ad uno di loro sia balenata l’idea di consigliargli di incidere un disco live e a vederlo, ma soprattutto a sentirlo, vien da pensare che avrebbe dovuto pensarci tempo fa!!
Proprio in Texas nasce il suo primo disco dal vivo,
Play loud…Dig deep, live somewhere in America, sano rock con i fedeli Tractor Pull, le canzoni del suo recente passato, la chitarra di Craig Simon e i soldi che rigirano nei suoi testi. Serata vibrante che Tom Gillam alterna con brani soprattutto dall’ultimo
Never Look back e da
Shake My Hand del 2004, suo terzo disco con cui decide di accendere la serata.
Outside The Lines, bel rock tutto riff dove tutti sono un po’ fuori di testa, alla malinconia elettrica di
Rainbow Girl che si riconduce a quell’economia sotterranea, dove tutti sono un po’ rigattieri di oggetti e di sentimenti, stesso pathos negli scatti nervosi della splendida
Disappearing Act, e non poteva mancare nell’immenso Texas l’omaggio di
Dallas, dal disco omonimo del 2003 che riprende solo un’altra volta, ma è quella che lascia il segno ovvero la strabordante schitarrata della conclusiva
Diamonds in the Rough, ‘rumorosa’ da far impallidire il caos sonoro del traffico congestionato tipico della grande città che Tom lascia sullo sfondo preferendo i parametri sociali che regolano e condizionano i rapporti fra uomini e donne come quelli di
The Girl I Knew Somewhere-Nova's Journey, la cover di Mike Nesmith dei The Monkees, altra jam chitarristica di indubbia qualità.
Ancora Shake My Hand ma stavolta con la morbida
Stand by You dall’esile traliccio narrativo, una storia sommessa e lieve dove però una gamma variegata di emozioni trovano risalto nel mandolino che non si limita a rifinire un quadretto bucolico rassicurante ma serve soprattutto per far ricarire le pile in un finale naturalmente elettrico: da Never Look back ecco
Rescue Me e soprattutto la meravigliosa
Devil in My Heart senza dimenticare la tosta
Shake My Hand.
Un disco talmente appassionante
Play loud…Dig deep, live somewhere in America da farmi rivivere quella bella serata texana ma anche le parole di un saggio: «
La vita ha un significato solo guardando il passato. Peccato dover vivere guardando il futuro» (lontani dal Texas! Aggiungo io…)