Le storie degli outsider del sud del Kentucky smuovono con energia il debutto omonimo dei
Rufus Huff, uomini che non riescono a integrarsi in un sistema, qualunque esso sia, nel mondo che li circonda, perché non ne condividono sentimenti, obbiettivi e valori restando nel dubbio e vacillano. Parabole di uomini che sembrano portatori di un residuo irriducibile, rappresentato dall’ebbrezza alcolica e dal rapimento musicale della sezione ritmica del duo Dean Smith e Chris Hardesty, dal vocalist Jarrod England e dalla chitarra incendiaria di Greg Martin.
Il rock duro dei Rufus Huff mette d’accordo tanto l'intellettuale quanto l'uomo della strada perchè tratta di una musica universale, che racconta e tematizza anche i dilemmi del cuore, e nel valore del vedere (o, meglio, dell'oscuro scrutare) e del conoscere troviamo gli spunti migliori di un viaggio che è iniziato nel 2005 sulla I-65 e su quella rotta nella notte ritroviamo ancora la voce vibrante di England e il suono granitico della band con la propensione a jammare come
13 daze mette in piazza.
La storia di un incendio alla Heaven Hill Distillery ha il sapore forte del whiskey come la densa
High on heaven hill racconta e via di corsa attraverso le montagne del Southeastern Kentucky con gli occhi di un ragazzino di 12 anni che corre e corre, splendida
Run Rufus Run dove sanno rimescolare con ‘grazia’ il suono dei vinili delle heavy band fumose di alcuni decenni fa. Un pizzico di Funky e groove nella breve strumentale conclusiva di
Funky junk, a
The Bottom e
El Lago, quest’ultima scritta sulla strada che percorre il Texas che ha ispirato soprattutto
Gotta Have Her Name, ancora una jam di spessore tra whiskey e puttane da strada nel giorno della parata cittadina seguendo un uomo che rincorre una donna di cui non conosce nemmeno il nome.
Suono che batte sempre sullo stesso ferro caldo, talmente obbligato da costituire ormai il territorio più naturale su cui innestare il pensiero dei
Rufus Huff, dalla torbida
Shirley, al rock e blues di
Good Morning Little School Girl, alle pene d’amore di una deliziosa
It’s Alright alla tosta
Ain't No Good Life (for a man like me!), storia perfetta da urlare al vicinato, volume alto mi raccomando… Con la scorribanda tipica di una ripresa live in studio di
I Ain't Superstitious lasciamo i
Rufus Huff sulla loro affezionata I-65 sperando di incrociarli ancora con un nuovo capitolo della loro storia sul rock.