LAST STRAW (Brought To Life)
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  Recensione del  01/08/2009
    

Hanno vinto tre diversi premi in quel di Nashville, e questo basterebbe per portarvi immediatamente fuori strada, ma fermi lì! Perche sì parla di tutt’altra storia. Quella dei The Last Straw è piuttosto recente –febbraio 07-, sono al primo disco ma Brought to Life anche se non inventa niente, è vita vera, bella e crudele, dove alcune riescono e altre periscono, vite a senso unico con azioni che comportano conseguenze fatali ed inevitabili, ed era necessario raccontarle in 11 brani con l’energia dell’american rock dalla jam facile e non solo. In She Don't Love You iniziamo ad apprezzare la chitarra di Quincey Meeks e la voce di Kyle Daniel che con la giusta dose di incazzatura dispiega il Paradiso menzoniero femminile, necessario come le bugie più vere della verità ma solo perchè quel Paradiso è un sogno che non ci potrà mai appartenere del tutto.
Carica elettrica che prosegue con la sferzata di Which Why To Go dal Tennessee alle strade d’America e la splendida leggera malinconia di Good To Be Alive entrambe mosse dal medesimo desiderio di sottrarre all’oblio del tempo, pensieri, emozioni, sentimenti, il mobile e inquieto fluire della vita, perchè il senso dell’esistenza non andasse perduto. Suono grezzo e diretto per Rock n Roll Queen, You Betta' Believe e la conclusiva Take a Ride, spruzzate bluesy in Find Your Way Home qualche leggera tinta reggea per Souls on Fire, ma non stona più di tanto perchè la cornice è ben definita dalla notevole jam centrale.
In questa continua regolarità consiste la forza dirompente di Brough to Life che si mette in gioco e con una spudorata schiettezza, come quella di Down the Line sull’inferno scatenato da Katrina, acquistano consensi e anche quando mostrano il lato sentimentale in Everything But You e Be Here Tonight non accusano cedimenti, splendide rock ballad con una coda chitarristica (nella prima) sublime, un po’ come la bellezza ideale che descrivono, così carnale e difficile da gestire. Un sano disco di rock.