La strada - uno dei topoi assoluti dell’immaginario americano - è lo spazio fisico e mentale nel quale si dipana questo breve ed intenso EP: ben lungi dal configurarlo come luogo/strumento di liberazione sulla scia di Easy Rider, tanto per intenderci, riversano quel suono granitico di certe band anni ’80 e lo mixano al vigore del rock texano e così le highway diventano un territorio sconosciuto circondato da paesaggi che nottetempo si dipingono di colori minacciosi, nei quali l'angoscia degli spazi aperti toccano punte di autentica agorafobia e
Living è un viaggio al termine della notte americana.
Arrivano da Houston gli
Straightfork e vanno dritti al sodo con la ‘dolcezza chitarristica’ della trascinante
Sweet Texas Gold e lasciano entrare in circolo un rock secco e dirompente, da
Shit Out Of Luck a
Yesterday Blues lo scenario cupo che dipingono non ha nulla più del paradiso naturale che la strada prometteva ma che va a trasformarsi in inferno: un po' come la Guadal-canal di
La sottile linea rossa del grande Malick -ricordate l’idillio del prologo dove si esaltava una natura indifferente (ne benigna, ne maligna) poi deformata, stuprata dalla guerra?
Ebbene nessuna storia edificante ma cruda realtà, come quelle di
Women, Whiskey, Weed And Lies e
Two Timer e si continua a correre liberi senza freni. Arrivano i sentieri texani a costeggiare la malinconica
Otherside, lasciata alle grazie delle chitarre rivedendo la luce di casa nella conclusiva e splendida
Back In Texas.
Straightfork, Outlaw Rock & Roll!!!