COWSLINGERS (Coast to Coast)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  21/10/2004
    

Kent State University e cow-punk. Una tautologia tutta americana non solo dello stato dell’Ohio -che fa impallidire il lobbismo partitico italiano- e lì è iniziata la storia di Greg Miller, rocker con l’amore per il punk che si è lasciato ‘abbindolare’ dal suono del country-western e del rockabilly. I libri raccontano che i The Cowslingers hanno esordito nel 1993 con un EP che è tutto un programma Bad Booze Rodeo, seguito a ruota l’anno seguente con il debutto di Off the Wagon che ha tirato dentro scettici e campagnoli e tanto per incoraggiarli hanno deciso che valeva la pena tornare in studio nello stesso periodo per un secondo disco, That’s Truckdriving. Mentre la famiglia di Miller si allargava con il basso del fratello, i dischi crescevano di numero: da A Fistful of Pesetas, a West Virginia Dog Track Boogie arrivando con Americana a Go Go a guadagnarsi il premio di miglior cow band di Cleveland e dintorni. Un’accozzaglia di scalmanati dai ritmi sfrenati conditi -con la parodia vocale di Johnny Cash- dalla freschezza del country e dalle distorsioni chitarristiche.
Questo Coast to Coast viene pubblicato nel 2000 -anno speciale come quello dell’esordio, perché raddoppieranno la dose con Boot 'n' Rally che non riuscirà a raggiungere lo stesso livello del primo. La miscela di Coast to Coast è chiara fin dalla deliziosa Epic Cowboy Song dove scorrono treni e gallerie, i volti degli uomini e la terra riarsa battuta dal maestrale sulla quale incombono cirri memori di Peckinpah che fanno pensare al western, al suo clima e alle sue movenze.
La slide tuona e all’incitamento tipico da cowboy il ritmo inizia a delineare i confini accattivanti e quando gli affiancano il whiskey, puttane, rock e sogni di confine Heaven diventa una perla coi suoi cambi di ritmo e con il lungo solo finale. Il ritmo continua a salire e si mischia al rockabilly, da Topeka Destroyer, alla strumentale Ace of Spades, alle incazzose Bewitched e What You Got in That Bag che non hanno la stessa cura di Wanted Man o Big Star o del ‘sano messaggio’ di Two Dollar Pistol che servirebbero a farsi una fantomatica sorella, ai vocalizzi cashiani di una Secrets più country che contagia il finale con la ballata di Middle of Nowhere e Restraining Order. Una cow punk band irriverente e casinista che non va presa troppo sul serio, altrimenti il disco non proverete nemmeno ad ascoltarlo e sarebbe un peccato!