La vita - come il lavoro - è un tempo che è sempre sul punto di scadere, una nuvola che passa, capriccio del capitalismo che li guida da lontano, allora bisogna affidarsi alla musica per provare a scuotere le abitudini e
Graham Brown con i fedeli
The Prairie Dogs danno la carica giusta, parlo di rock, telecaster e il country di Parson. Il songwriter canadese giunge con
Good ‘n Broke al quinto disco, se i conti tornano (secondo cd tutto da solo dopo il periodo con gli Happyman), e racconta ancora efficacemente lo stato di alienazione, tedio e melanconia dell'America contemporanea non proprio in linea con quella dei fumetti alternativi, il che significa che i suoi personaggi sono reali e non hanno calzamaglie colorate né super poteri. I "mutanti" di Brown sono esseri umani ordinari, descritti anche nella loro tragica banalità con la pace e la guerra che combattono sulla soglia di casa.
La schitarrata di
Already Done si trascina il diavolo dietro e lo riversa nei solchi che la canzone crea nel rock stradaiolo, efficace anche quando abbraccia il country in
Shotguns,
Cacti and Vengeance ed entrano donne e conflitti, ma senza cedere alla tenerezza e alla paura di perderla mantiene il tutto in perenne, nervoso movimento. Uomini che divorano la vita e che non vanno troppo per il sottile,
Angel Heart con la dolcezza dell’armonica che ritorna ma in tono molto diverso nella ballerina
Prairie Smile, al violino agreste della splendida
Wild Emotion tra slide e rock, quello di
Masterpiece e della deliziosa
Sinner to Some è più diretto e in
You Get Faith in Me più dolce.
Ma anche se ad un certo punto si arriva a non provare più niente, con nemmeno i ricordi a cui aggrapparsi, la speranza, chissà come, torna a galla,
We'll Be Alright e ci si rialza,
One of These Days ha l’armonica e i riff giusti mentre
Got to Go riesce a farci sentire il vento e vedere la luce, a dirci che la morte è dietro l'angolo, e quindi non si può stare fermi ad aspettare, ma bisogna andare… La solitaria
Tall Grass chiude un disco piacevole, ma con
Graham Brown difficilmente si resta con l’amaro in bocca.