GRAHAM BROWN (Good’ N Broke)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  11/02/2004
    

La vita - come il lavoro - è un tempo che è sempre sul punto di scadere, una nuvola che passa, capriccio del capitalismo che li guida da lontano, allora bisogna affidarsi alla musica per provare a scuotere le abitudini e Graham Brown con i fedeli The Prairie Dogs danno la carica giusta, parlo di rock, telecaster e il country di Parson. Il songwriter canadese giunge con Good ‘n Broke al quinto disco, se i conti tornano (secondo cd tutto da solo dopo il periodo con gli Happyman), e racconta ancora efficacemente lo stato di alienazione, tedio e melanconia dell'America contemporanea non proprio in linea con quella dei fumetti alternativi, il che significa che i suoi personaggi sono reali e non hanno calzamaglie colorate né super poteri. I "mutanti" di Brown sono esseri umani ordinari, descritti anche nella loro tragica banalità con la pace e la guerra che combattono sulla soglia di casa.
La schitarrata di Already Done si trascina il diavolo dietro e lo riversa nei solchi che la canzone crea nel rock stradaiolo, efficace anche quando abbraccia il country in Shotguns, Cacti and Vengeance ed entrano donne e conflitti, ma senza cedere alla tenerezza e alla paura di perderla mantiene il tutto in perenne, nervoso movimento. Uomini che divorano la vita e che non vanno troppo per il sottile, Angel Heart con la dolcezza dell’armonica che ritorna ma in tono molto diverso nella ballerina Prairie Smile, al violino agreste della splendida Wild Emotion tra slide e rock, quello di Masterpiece e della deliziosa Sinner to Some è più diretto e in You Get Faith in Me più dolce.
Ma anche se ad un certo punto si arriva a non provare più niente, con nemmeno i ricordi a cui aggrapparsi, la speranza, chissà come, torna a galla, We'll Be Alright e ci si rialza, One of These Days ha l’armonica e i riff giusti mentre Got to Go riesce a farci sentire il vento e vedere la luce, a dirci che la morte è dietro l'angolo, e quindi non si può stare fermi ad aspettare, ma bisogna andare… La solitaria Tall Grass chiude un disco piacevole, ma con Graham Brown difficilmente si resta con l’amaro in bocca.