Mo Robson è un texano doc, di quelli che devono suonare almeno una volta al giorno. Nell’arco di dieci anni la band ha inciso solo due dischi (dal debutto omonimo del 2000, all’ottimo
Even Fallen Angels del 2005 che è stato ripubblicato più volte) sempre on the road dove è facile trovarli in qualche road house con la classica tenuta da cowboy a suggerire un passato mitico, ma la vita della
Mo Robson Band non è nient’altro che una quotidianità forse nostalgica, diversa dagli altri tempi, dotata di una sua politica e di un suo finalismo, ‘vita semplice’ a cui mal si adattano i ritmi della città. Registrato lo scorso novembre
Live at Aldair’s, Deep Ellum, Texas è la sintesi della loro breve discografia con l’aggiunta di una cover e di due nuove incisioni (chissà se la ritroveranno la strada di quello studio di registrazione, sperando che non si ostinino a ricercarla in qualche bar-room).
Bella la copertina, sono presenti -come nel western- delle ellissi sensibili che separano i protagonisti da quello che rappresenta il giorno della loro battaglia decisiva, una sorta di "sfida all'O.K. Corral" dove tutto viene messo in gioco, oltre alla vita. Mo Robson voce, chitarra acustica e armonica, Rob Short al basso, Brandon Rice alla batteria e Matt Hope alla chitarra/mandolino ci raccontano nelle 16 tracce di Live at Aldair’s sentimenti ed emozioni vere che non potevano non iniziare con un accoppiata dal primo disco, due splendide canzoni da
Walkin in My Shoes a
Jim Beam Whiskey (
and Lonestar Beer ripete il ritornello) pura essenza e vita di periferia texana, amore per la strada, whisky, birra e una buona compagnia femminile. Altro 1-2 da favola ma stavolta da Even Fallen Angels, roots meraviglioso quello di
First One To Go e il bel rock targato Texas della title-track.
Il dolce violino della magnetica
Rollin’ Down This Highway, il fascino border di
Adios Goodbye ad una macchina che ha attraversato tre generazioni quella
Green Ford LTD, davvero divertente che trascina il pubblico, slide in gran spolvero e divertimento assicurato. Altro roots ballerino quello di
Slow Bus che anticipa la cover dei Social Distorsion, gruppo rock di Orange County California, una
Ball and Chain country davvero bella, ma si prosegue senza soste (il tempo di munirsi di birra e ritornare in pista):
Rich and Famous, la splendida
Let’s Hit The Road, la cupa
Women I Don’t Know (piccolo saggio) ad un finale da incorniciare con
Amarillo Sand e
Good Morning Warden e i due brani da studio: i tempi difficili di
Mitchell Stone e
Getting Stone. Una grande band, un gran Live.