RANDY WEEKS (Going My Way)
Discografia border=parole del Pelle

       

  Recensione del  01/07/2009
    

Randy Weeks di cambiamenti di pelle ne ha subiti parecchi negli ultimi anni, il più grosso nel 2007 quando dalla scena musicale Californiana è approdato ad Austin, Tx, trovando amici e musica col vigore dell’Americana e del country-roots incidendo i suoi primi dischi (Madeline e Sold Out At The Cinema), ma la mutazione è andata avanti non tanto dal punto di vista del songwriting ma nel suono dirottando l’ambientazione verso il cuore di una metropoli che guarda ancora agli anni ’60 e che sa essere introspettiva e malinconica ma senza tralasciare l’elettrico (Summer of Love con la sua cristallina bellezza e la struggente Black Coffee and Lifes lasciano pochi dubbi sul suo talento), tanto da diventare ad Austin il faro degli aperitivi del tardo pomeriggio con il suo terzo disco Sugarfinger (per me che li ho sempre odiati in quel di Milano, è stato grazie a Weeks che mi sono riavvicinato a ‘riassaporare’ questo piacevole appuntamento di fine lavoro (?) che in Texas è più musicale).
Nel 2009 con la produzione di Will Sexton –che partecipa attivamente suonando il basso- arriva Going My Way e ci presenta un Randy Weeks completamente a suo agio nelle vesti di pop-singer (la stampa ha bisogno di etichette che servono per meritarsi paginoni cartacei, ma per chi lo conosce sa che c’è molto altro).
Voce nasale che lega al suo romanticismo che non bazzica più nel roots ma resta lo spirito di queste ballate tra americana e rock macchiate dal pop, dall’apertura con la brillante e chitarristica Couldn’t Make It alla dolcezza del piano che accompagna la slide nella piacevole melodia di Fine Way To Treat Me, all’armonica che si unisce a tutto il resto e scolpisce i contorni di una splendida title-track alla fisa che si mischia alla poetica dell’amore e sceglie un’ambientazione più suggestiva, come quella di un affollata strada parigina che solca la senna in That’s What I’d Do.
Randy Weeks è molto di più un pop-singer, conferma la sua bravura e non si dimentica di lasciar andare la chitarra nell’avvolgente A Lot To Talk About, nella spiritata Little Bit of Sleep che ha la stessa nostalgia di I Think You Think concendosi un altro paio di perle elettriche nel finale da Hard To Believe a Get Me To The Shelter ripescando il significato del country una sola volta, ma è di quelle che lasciano il segno e pensando a Willie Nelson canta nella splendida The One Who Wore My Ring e stavolta la slide è proprio da figlio del Texas. Going My Way è lontano dagli esordi ma rappresenta la metamorfosi di un gran songwriter.