DAY OF THE OUTLAW (Black Mountain Majesty)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  01/07/2009
    

Arrivano da Los Angeles, città che rappresenta l'incarnazione vivente di uno spot pubblicitario, dove le autostrade si collegano direttamente con ville che sembrano uscite da riviste di arredamento per interni, ma i Day of the Outlaw incarnano l’esatto contrario del «voler vivere come in un catalogo» preferendo la polvere e quella visione svergognata, selvaggia, di una filosofia di vita senza fondamenti legata al country 'n western.
Presupposti interessanti per la band capitanata dal frontman Stewart Eastham e dal chitarrista Spurgeon Dunbar -che si sono conosciuti suonando in locali per soli amanti del rock-, ma ahimè sono andati oltre aggiungendo la furia di un rock troppo Hard lasciando il country nelle retrovie! Black Mountain Majesty cattura le idiosincrasie di una quotidianità fatta di nulla, l'irresistibile magia del banale, ma il loro passo ‘musicale’ (Southern California, come amano definirlo) non ha proprio il mistero di chi arriva dal nulla in una città deserta con una valigia in mano dei movie fordiani hollywoodiani, spingono troppo sulla sezione ritmica tanto da far rimpiangere quei sporadici passaggi ‘country-wild’. “Rollin’ and I’m reelin’/ And I’m rhymin’ and I’m stealin’ / we gonna sleep when we’re dead” cantano nell’apertura del country robusto della piacevole Truckin Country, armonica, violini e slide che si mischiano e di dividono la scena con fraseggi pop e scenari cupi (The Creep è la summa) mettendo molta carne sul fuoco, troppa! Confessor è bella tosta un po’ più ovattato il suono che diventa piuttosto ripetitivo (il vero problema… vedesi anche Peckerwood Slim, Drivin Down -che è la migliore- o Say 10 che diventa addirittura una sorta di ghotic rock) anche se le chitarre vanno via una bellezza, sentire l’attacco della nervosissima Lost and Broken.
Più country sembra macinare The Fall e Master Disaster ma si incupiscono lo stesso come Can You Feel It (da preferire la ballata traditional Crooked Tooth Smile o i mandolini di una piacevole malinconia western di Morning Star, più elettrica ma con una melodia vincente, la stessa che a corrente alternata solca Pickup). Restano un paio di sussulti nel finale con una paio di ballate country-western coi fiocchi: da Misunderstood a Lovely Demise. Due perle, ed è lì che bisognerebbe battere la testa, magari lo spostarsi in Texas faciliterebbe le cose.