ONLY SONS (Steel Hearts)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  01/07/2009
    

Secondo disco per quelli che una volta si chiamavano Ribbonpigeon (una scelta quanto mai azzeccata che si è trascinata dietro anche parecchia confusione, e l’aver fatto circolare copertine con il vecchio e il nuovo nome non ha aiutato molto!), comunque sempre di alt. country e americana si ‘parla e si suona’ anche nel nuovo corso chiamato The Only Sons.
Band grintosa che nei 12 brani di Steel Hearts mastica country e rock, le chitarre sono tirate a lucido e anche senza grosse innovazioni quando l’armonica e il campestre, la lap steel e Kent Eugene Goolsby –chitarra e voce- entrano in gioco il cd dalla piacevole malinconia dell’iniziale Lay Back Down riequilibra immediatamente la pesantezza del nostro essere con un tocco di leggerezza, perché la vita è cosa troppo seria per parlarne seriamente (come diceva Oscar Wilde) e allora spazio a violini e slide che impazzano nella robusta Wise Up, i The Only Sons riescono a fissare il malessere del nostro tempo sia col tocco rustico della splendida Loneliness Is On My Side sia con la dolcezza springsteeniana di Stranger Here Myself e Taking Your Time With My Love sia con la sfrenata corsa delle chitarre di Been Gone, Drew Blood, How Much Is Too Much fino alla conclusiva cavalcata di We Will Get By.
Come il cane delimita il suo territorio orinando sul confine, l'americano lo circoscrive con il calibro della sua 44 Magnum, ed è del tutto orgoglioso di questo fatto, Hadn't Been That Long, Troubled One, e Long Time Coming hanno i colori degli States e tra alt. Country e rock alla Uncle Tupelo e soci i The Only Sons dignitosamente portano a casa la pagnotta, quindi non resta che alzare il volume.