BRAD DOWNS & THE POOR BASTARD SOULS (Winter Breathing)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/07/2009
    

Un progetto nato senza molte pretese quello ideato da un singer-songwriter che sguazza nel delta Mississippi come Brad Downs condiviso con Paul Edwards, nome sconosciuto anche il suo ma che dirà qualcosa a chi conosce i White Buffalo e Barbara Cue. Ebbene Winter Breathing a parte i riferimenti e gli incroci tra band (guest players a iosa) è un disco in parte piacevole, zeppo di sana malinconia che in questo caso arriva dritta dai paesaggi di montagna e solcano una serie di ballate molto suggestive dove non si alza mai troppo la voce ed hanno lo stesso pathos delle incisioni registrate su un basso e chitarra acustica in quella che è poi diventata la sessione che ha dato il via al progetto, e tra amici in pieno relax, si sa che tra una bevuta e quattro chiacchiere attorno ad un tavolo le idee arrivano.
Così la voce densa di Downs e i virtuosismi alla chitarra di William Tonks non impiegheranno molto a convincervi, il passo sin dall’apertura di una magnetica Song Unsung è di quelli che ti portano via, almeno con la mente, dal grigiore delle città afose di questi periodi e la mente ha terreno fertile per disegnare questi paesaggi che nel torpore lavorativo arrivano prima o poi a balenare tra i pensieri, ma bisogna restare svegli perché il rischio è alto!
L’aggiunta della fisa è una scelta azzeccata, la ballata elettrica con la grazia di riff guizzanti spezza un andamento piuttosto ripetitivo ma è proprio quella la carta vincente per affondare nella nostalgia, a volte come Edson's Bridge, è più vivace e danzante ma si ritorna ad una sana pigrizia con la meravigliosa camminata di Across the Black Creek, come una passeggiata lontano dai nostri doveri che ogni tanto si sente il bisogno di fare, e il piano, chitarra e melodia riescono a trovare quello che la realtà impietosa ci nasconde.
L’attacco di Songwriter's Songwriter ma anche di A Whole World Away non possono che far tornare in mente i primi dischi di Jessy Sykes, in Winter Breathing si aggiungono il violino nel primo caso e i sapori rootsy -che seppur stipati nel fondo impediscono alla luce della slide di affievolirsi- con un finale intenso di pura bellezza dell’altra traccia con la ‘California’ che avvolge tutto, testi, musica e ricordi. 8 Brani ma visto il finale è un bene, perché nella seconda parte perdono per strada pezzi di originalità, se con Wood Stack si cerca di sopperire alle lacune con l’armonica e gli acuti di Tonks, la title-track è difficile salvarla ed Hesitating Heart è troppo piatta per regalare emozioni.
Peccato, ma come EP (solo la prima parte) sarebbe un disco perfetto (un’ascolto in questo caso è consigliato!)