Chi ha avuto la fortuna di seguire la tappa texana di
Ryan Bingham nella passata stagione sarà stato presumibilmente colpito dalla piacevolezza della band apripista allo show del texano, i
The Rustlanders dalla Pennsylvania. Ebbene il rock di stampo classico infarcito di roots e americana dell’esordio indipendente della fine del 2007 riesce a ottenere una larga distribuzione nel 2009 dando ragione a Bingham che ne decantava in apertura di concerto le qualità e le canzoni.
Così rispolveriamo amori mai sopiti per le schitarrate di fine anni '70 e la bellezza di canzoni impastate dall’armonica dense e accattivanti, un disco d’esordio che ha tutto il fascino della strada che dispiega nei versi di molte sue canzoni. Conosciutisi nel 2004, Chris Rattie, Corry Drake, il vocalist Jason McIntrye e il chitarrista Junior Tutwiler da State College arrivano ai palcoscenici e allo studio d’incisione di Pittsburgh, con la The band e Tom Petty nel cuore a sentire quelle tastiere e il duetto nostalgico in apertura, ci aggiungono il carisma della slide che fa verso al country e
Holdin Out è il biglietto da visita dei The Rustlanders, rock freschi e pieni di melodia come
Beginning To Show Through, che conquistano rapidamente l’attenzione e quella vena country che rigira a piccole dosi ce li avvicina più di quanto sperassimo, tra riff solidi e ariosi e quando entra la malinconia dell’armonica la ballata rock acquista spessore, splendida quella delineata in
La Conchita.
Sebbene percorrano strade dove i solchi del passato sono ancora vivi, i The Rustlanders trovano il modo di rispolverare la gioia di suonare e lo fanno con rock nostalgici affidati a solo nervosi che fanno breccia come quello di
Blind Faith, la carezzevole armonica dell’intensa
High Lonesome Sound alla meravigliosa
Border Town che arriva direttamente dall’interstate, lungo quelle strade avvolte nel roots i
The Rustlanders cantano di passione e dell’amore mentre la malinconia avvolge l’imbrunire e la telecaster ha lo stesso calore dell’asfalto.
La chitarra acustica apre un’altra languida ballata elettro-acustica, con
Broken Bottles si resta nella periferia che assomiglia sempre di più a quella texana ma è la strada la vera protagonista, fonte di ispirazione inesauribile: la
Route 251 ci porta verso altri lidi, tra blues e whiskey ma la slide sa ancora come segnare il passo anche in
Shenandoah Sunrise con l’aggiunta della fisa ma i The Rustlanders restano fedeli al passato ma portatori di innovazione, la deliziosa rootsy
Two Long Years chiudendo alla grande con l’incantevole inno della vibrante
My Rock N Roll, 6 minuti di puro piacere chitarristico. Con la benidizione del Signor Bingham, un debutto coi fiocchi per i
The Rustlanders!