CHUCK MEAD (Journeyman’s Wager)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  01/06/2009
    

Chi se l’aspettava dal front man dei Br-549 un dischetto bello grintoso di sana country music elettrica. Chuck Mead vestito come Johnny Cash (dal vivo insieme alla sua band sembra la sua controfigura in procinto di girare un western) da sfoggio di saper suonare e cantare come la leggenda nera e Journeyman’s Wager ha parecchie sorprese e belle canzoni. La sua storia inizia nel 1960 in quel di Nashville con ‘Waylon e Willie’ ma senza andare troppo nel passato i dischi dei BR-549 avevano sì stralci dell’amore per il country, l’hillbilly e dell’honky tonk ma con il nuovo corso arrivano a mischiarsi chitarre elettriche e rock.
L’apertura con la spiritata Out on the Natchez Trail ci porta di colpo negli anni ’50 col rock n roll coperto di country, ritmo danzerino da road-house e riff solidi che fanno presagire che è meglio lasciarsi andare perché come la deliziosa Gun Metal Glory insegna, il percorso è pieno di rivelazioni e il blues, l’armonica, il whisky, la slide e gli anni ’60 sono lì per distogliere i pensieri nocivi: allora via con la spassosa She Got The Ring, bella elettrica con la sezione fiati nelle retrovie e dopotutto Journeyman’s Wager sprizza gioia da tutti i pori, anche quando la nostalgia sembra catturare la scena nella piacevole A Long Time Ago ma basta quella meraviglia di canzone di Albuquerque, perfetto incrocio tra il country e il fascino del western, a cavare dalla malinconia la goia di vivere mentre accompagniamo Chuck nel refrain.
Ma dietro l’angolo c’è un’altra perla che inizia con un intro acustico, Up On Edge Hill è da roots rocker di razza, poi mandolino e dolcezza acustica avvolgono la scena mentre la fisa e la slide suggellano una ballata che apre il cuore. È tempo di tornare a ingranare la quarta, ecco allora un paio di brani robusti da I Wish It Was Friday alla betlesiana Old Brown Shoe (di George Harrison), alla coriacea After The Last Witness Is Gone impreziosita dal piano che viene affiancato dal sax nella conclusiva No Requests, lasciando ad un country genuino come In a Song lo spazio necessario per enfatizzare le qualità vocali di Chuck. “The truth is that Journeyman's Wager is the culmination of everything I've learned. These are my decisions. This is my music”. E vai così, Chuck!!!