Il blues e il rock sposano i riff anni ‘70 e il sestetto originario di Rome, Georgia, dei
Captain Soularcat dimostra ancora una volta di avere gli attributi. Dal 2000 si portano dietro il loro amore per le chitarre, l’attitudine a jammare che promette scintille sul palco e piaceranno ai giovani meno superficiali che si tireranno dietro anche i genitori per quel feeling che non si cura molto della nostalgia tanto che dal 2002 si son dimenticati le proprie case riuscendo nei due anni successivi a suonare dappertutto.
Scott Warren al basso e voce e Benji Shanks alla lead guitar sono le menti dei
Captain Soularcat e come la limpida e nervosa
You Ain't Jokin' delinea fin dalle prime battute, ci sarà da divertirsi, il rock fumoso si mischia alle tastiere e resuscitano il pathos stradaiolo sfarzoso di vecchi vinili che da qualche parte abbiamo un po’ tutti, amore del rock tra melodia e nostalgia che
Dead End Hell porta con se mentre cammina in punta di piedi con il diavolo che segue divertito nell’ombra e che mette lo zampino nel solo finale.
Ma si spazia in lungo e in largo dal calore rootsy della deliziosa
Lost Along The Way con la slide in gran spolvero prima di affondare nelle paludose e torbide acque blues della preziosa
The Rise fino a spolverare il manifesto rock di
Life's Deal mentre i pensieri non sembrano abbandonare i richiami nostalgici che la morbida
Instead Of Leaning cova ancora, ma duetta in scioltezza anche con
Honeydew e
Reasons For Highways.
Ancora un rock arioso quello di
Snake Pocket Blues prima di deliziarci con un altro stop in periferia, mandolino e chitarre acustiche contaminano seppur lievemente il rock comunque più ‘agreste’ del solito di
Point Of Change.
The Rise non poteva non chiudersi col rock, splendido nella versione più soft di
Time & Time Again e in quello più nervoso di
Soakin' Wet, altro viaggio nella storia del rock e con i
Captain Soularcat si va sul sicuro.