DANNY SCHMIDT (Instead the Forest Rose to Sing)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/06/2009
    

Il valore del denaro ed il lavoro, che relazione hanno tra di loro? Il dilemma al quale Danny Schmidt cerca di dare una risposta nel suo ultimo disco Instead the Forest Rose to Sing. Tema non proprio inusuale per i folksinger degli ultimi decenni, il capitalismo e la musica, approccio a dir poco suggestivo dalle smisurate rappresentazioni: i soldi rappresentano per alcuni la compensazione al dover trascorrere ore dietro ad una scrivania, per altri raggiungere un certo livello di educazione, altri il conforto, lussuria, sicurezza, un semplice gioco che si gonfierebbe all’infinito, ognuno con la propria ragione di esistere.
Danny Schmidt è un cantante intelligente, sa che il tema potrebbe sfiorare il surreale ma dalla storia dell’industria US della splendida Southland Street fino a scuotere con Serpentine Cycle of Money spiattella le crude verità armato di chitarra acustica con fisa e mandolini come quella che i soldi non possono comprare l’amore sebbene sia allettante il pensiero di poterlo fare. I soldi non sono tutto nella vita, dicono i ricchi, e rincara la dose tra armonica e il rootsy piacevole di Better off Broke in apertura con “You’re better off broke with soup in your belly / Than sitting there hungry around a pot of gold” ma anche il tocco di un’armonica bluesy che arriva dalle rive del Mississippi di Two Timing Bank Robbers Lament è tutto fuorchè rincuorante.
In Firestorm si sono finalmente aperti gli occhi sull’umanità e la stessa bellezza solca Swing me down ancora elettro-acustica porta con se stavolta i violini e l’amato Texas anche lì dove il cuore e l’emozione avvolgono la ‘morte’ nella ballata struggente di Grandpa Built Bridges: “Grampa buried dignity when he got old, Like a killer and child now for seven long years, But he wets his own britches if he’s not told. But he used to build bridges, they would light em up at night”.
Una lezione semplice su cui il songwriter-poeta di Austin costruisce le sue ballate anche nel finale con Oh bally ho, l’incantevole accoppiata di Accidentally daisies e The night's beginning to shine sulla complessità del mondo è forse un messaggio per farci svegliare(?) chissà, ma la poesia di Danny Schmidt è capace di tutto.