JON SNODGRASS (Visitor’s Band)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  01/06/2009
    

I Drag the River anche se erano capaci di assentarsi dalla scena musicale per lunghi periodi regalavano sempre musica di spessore, a quel fatidico 2007 -data del loro scioglimento- Jon Snodgrass sembra non pensarci poi molto e continua a fare ciò che ha sempre amato, scrivere di musica. Nel corso del 2008 ha registrato molte sessioni nei posti più disparati degli Stati Uniti e con molti artisti differenti e Visitor’s band è figlio diretto di quelle esperienze. 10 tracce ma l’ultima è un disco nel disco, 25 minuti di versioni alternative rivedute (quasi tutte in solitaria con la chitarra acustica), insomma un fiume in piena che sebbene inciso in periodi differenti ha una propria fluidità e non sembra aver causato grossi patemi a Snodgrass nel momento di assemblarli, ma forse all’ascoltatore qualche riflessione balenerà nel cervello alla fine di Visitor’s band.
Il rock a piccole dosi c’è e si fa sentire, il suono più roots avvolge la maggior parte del disco, ballate elettro-acustiche sempre con quell’aria fumosa densa di whiskey che si riflettono nella voce triste di Jon, sempre atteggiato da rocker anche quando la spina è staccata come nell’iniziale dolce melodia di Brave With Strangers che riporta in fretta alla luce i ricordi bucolici dei Drag the River, mandolino che costruisce la base su cui va a poggiarsi la telecaster e lo scenario agreste sebbene tracci le linee nella nostalgia, resta denso come la piacevolezza rootsy di Thru The Fan, e come ci ha abituati all’improvviso spezza il quadretto di periferia con il rock e le schitarrate nervose di Remember My Name che non saranno proprio originali ma appartengono da sempre ad dna di Jon Snodgrass.
Non trova sempre la strada più congeniale al suo stile musicale quando le ballate introspettive masticano di puro folk, Song for Jake Nichols to Sing mentre quelle più classiche di Finally hanno maggior aderenza al rock e la qualità torna a salire e anticipa le sfuriate delle alcoliche Fast in Last e Not That Rad, puro piacere chitarristico di periferia dove ritrova il roots aggraziato di campagna in Long Way Found che affonda nella malinconia struggente di Fast One Sloe e di Murderfield ad anticipare le versioni alternative di Visitor's Band, tutte chitarra e voce che fanno ripensare al giudizio complessivo del disco ma per fortuna la versione rock di Murderfield riporta tutto al proprio posto.