Dalla Interstate 35 arrivano direttamente in musica i pensieri e le storie della
Gray Schuler Band lì dove il fiume costeggia il pogresso, il suono della periferia entra in città con il suo carico di profumi ed essenze tipicamente rootsy e stradaiole come canta nell’iniziale
Take Me Back Home mentre nel solitario intro con solo, la chitarra acustica mette in primo piano la sua voce calda e forte e da buon roots rocker appoggia alle sue novelle l’elettrico della sua band che entra in gioco in ritardo ma innesta una marcia differente sempre coinvolgente affidando ai riff il compito di incorniciare il finale.
Brano splendido ma
Between Here and There è un susseguirsi di malinconici appuntamenti nelle lande solitarie che si intravedono appena ci si allontana di quel tanto dalle strade cittadine texane,
Made It Somehow mantiene lo stesso pathos acustico iniziale, il cantautore Gray Schuler discorre sul passato a cui bisogna voltare sempre le spalle ma che si continua a guardare mentre il desiderio di voltare pagina restituisce una ballata meravigliosa, pathos stradaiolo che ringhia con e senza l’elettrico che quando entra in scena ridefinisce più volte i volti della melodia.
Band giovane di sani principi, racchiudono il calore di casa nelle loro ballate irrequiete che viaggiano sempre con disinvoltura nei terreni texani,
Paradise (The Life and Times Of Red Chute Harper) ha ritmo e refrain che si impadroniscono velocemente dell’ascoltatore. È Texas Music coi fiocchi quella della
Gray Schuler Band, dalla roccata nostalgia di
West Texas Sky alle scorribande alcoliche di
It's About Time alle scosse alternate di
Be so Weak e
Sympathy e quando si passa all’acustico i sentimenti hanno le stessa anima ma diversa consistenza, struggente e incantevole quella di
Forever In My Heart e sembra proprio che quando decidono di battere il terreno di casa escano dalla penna solo perle, basta ascoltare
Mistakes That I've Made che ha fascino da vendere, giochi elettro-acustici deliziosi gli stessi di una
Porterville che non si può non cantare lasciando l’ultima sferzata in chiusura con la tosta
We Don't Play Hank In Here, pura baldoria da bar-room texana.
Gray Schuler Band, segnatevi questo nome!!!